I militanti di Isis la chiamano promozione dei valori e della virtù, per la direttrice generale dell'Unesco si tratta di un attacco diretto contro la storia delle città arabo-islamiche.

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Loro, i militanti di Isis, la chiamano “promozione dei valori e della virtù”, ma per la direttrice generale dell’Unesco si tratta di un atroce crimine di guerra. «È un attacco diretto contro la storia delle città arabo-islamiche e conferma il ruolo della distruzione nello sviluppo della propaganda dei gruppi estremisti» ha spiegato Irina Bokova a capo dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura.

La distruzione dei monumenti storici e artistici in Siria e Iraq è solo l’ultimo capitolo di un’epica totalitarista che si nutre di propaganda e distruzione. Di rimozione della memoria collettiva. Dagli enormi Buddha di Bamiyan distrutti a cannonate dai Talebani nel marzo 2001 – qualche mese prima che l’attacco fosse diretto al cuore dell’America e dell’Occidente – fino alle distruzione nazista delle “opere d’arte degenerate” – ovvero l’ “entartete Kunst” oggetto anche di una mostra itinerante ideata dallo stesso Goebbles – o ai roghi di libri che hanno contraddistinto ogni pensiero oscurantista, la propaganda del pensiero unico passa da qui.

Da quel potere di distruggere, di radere al suolo e fare tabula rasa gridato a mezzo stampa o filmato con orgoglio. Per impressionarci e colpirci con una follia spregiudicata quanto codarda, visto che nessun manufatto assiro di 5000 anni fa può difendersi da ruspe e cannoni. Atto simbolico dunque ma, come fa notare Artribune in un articolo di qualche tempo fa, il ritorno, come in ogni guerra è anche economico. «Insomma, quella roba vale parecchio, e c’è un fiorente mercato sotterraneo che ne è interessato. Vi invitiamo a riguardare con attenzione il video postato dall’ISIS.

Qualcosa non torna in diversi casi, con sculture imponenti buttate a terra con un minimo sforzo e che si sfracellano nel momento in cui toccano il suolo, mentre per scalfire altre sono necessarie mazze enormi. Nel primo caso si tratta di copie in gesso? Così sostengono alla commissione nazionale per il patrimonio (lo riporta Sponda Sud). Non stupirebbe affatto che alcuni manufatti originali stiano già viaggiando in direzione di altri lidi».

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