La Chiesa deve pagare. E stavolta deve farlo sul serio. Lo dicono due sentenze della corte di Cassazione che obbligano due istituti religiosi di Livorno a pagare l’Ici.

Una bomba a orologeria. La sentenza della Cassazione che obbliga due istituti religiosi (scuole paritarie) di Livorno a pagare al Comune gli arretrati dell’Ici per un totale di 422mila euro ha sollevato un polverone tale le cui conseguenze sono ancora tutte da definire. Perché altri Comuni schiacciati dai tagli potrebbero ripercorrere la stessa strada dell’amministrazione toscana e perché questa sentenza mina alla base il concetto stesso di scuola paritaria, definendola “attività con modalità commerciali”.

Un terremoto che rimette finalmente in discussione il rispetto della laicità nel nostro Paese. E come spesso accade negli ultimi anni, sono i giudici che ristabiliscono situazioni di uguaglianza secondo il dettato costituzionale, mentre la politica sta in silenzio.

Che sia una sentenza storica si capisce anche dalle reazioni “indignate” dei vescovi. Monsignor Galantino, segretario generale della Cei ha definito la sentenza della Suprema Corte “pericolosa e ideologica”. Ci si potrebbe chiedere come si possa permettere un esponente di uno Stato straniero di criticare così duramente l’operato di uno dei poteri costituzionali di un altro Stato, ma lasciamo perdere.

La Cei ha paura. Oggi su Repubblica monsignor Galantino dice: “Credo che il rischio di un effettivo contagio dopo questa sentenza esista”. Che l’affaire sia pesante lo dimostrano anche gli appelli dei cattolici del Pd.
Fioroni, che è stato anche Ministro dell’istruzione, sempre su Repubblica invoca Renzi perché faccia “subito un decreto della presidenza del consiglio dei ministri in cui si dice che le scuole paritarie non sono imprese commerciali”. Il ministro Giannini si era già limitata a dire, all’indomani della sentenza, che sarebbe stata opportuno fare una riflessione. Insomma, il governo probabilmente correrà ai ripari, magari con un decreto in cui si “salveranno” le scuole paritarie dal pagare le imposte comunali, Ici, Umu e Tasi.

Il fatto: a Livorno due istituti religiosi obbligati a pagare l’Ici

Due sentenze (n.14225 e 14226 dell’8 luglio scorso) obbligano due istituti religiosi di Livorno a pagare l’Ici. L’amministrazione guidata dal pentastellato Filippo Nogarin raccoglie il successo di un contenzioso che aveva fatto iniziare la precedente amministrazione e che va avanti dal 2010 tra il Comune e gli istituti “Santo Spirito” e “Immacolata”.
In pratica il Comune di Livorno aveva richiesto il pagamento della imposta per gli anni 2004-2009 per i quali vi erano stati sia “omessa dichiarazione” che “omesso pagamento” della tassa sugli immobili. Gli istituti si sono rifiutati ed è partita una vicenda giudiziaria la cui parola fine è stata messa dalla Suprema Corte l’8 luglio scorso. La sentenza è chiara: gli istituti sono obbligati a pagare perché non possono rientrare nell’esenzione della legge 504 del 1992. “Nel caso di specie – si legge nella sentenza – si tratta della gestione di una scuola paritaria i cui utenti (per quanto risulta dalla stessa sentenza impugnata) pagano un corrispettivo, che erroneamente il giudice di merito ritiene irrilevante ai fini Ici, in quanto è un fatto rivelatore dell’esercizio dell’attività con modalità commerciali”. E quindi essendo attività con modalità commerciali, non si sfugge: bisogna pagare ciò che altre attività pagano. La Cassazione va ancora oltre: gli istituti avevano fatto notare che erano in perdita, con i conti in rosso, ma la Corte ribadisce che si tratta di imprenditori anche se l’attività è in perdita. E il fatto che siano istituti religiosi? Non conta affatto: “nè ad escludere tale finalità è sufficiente la qualità di congregazione religiosa dell’ente”, scrivono i giudici.

Questa la cronaca. Ma la sentenza è destinata a entrare nella storia della giurisprudenza e soprattutto in quella travagliata del diritto alla laicità in Italia. I privilegi alla Chiesa cattolica e ai suoi addentellati, scuole, ospedali, oratori ecc, non hanno mai provocato grandi scossoni tra Stato e Vaticano. Anzi, è stato un quieto vivere per molto, moltissimo tempo. Nel 2012 la Commissione di Bruxelles aveva aperto un procedura d’infrazione contro l’Italia per “presunti aiuti di Stato illegali” con l’esenzione dall’Imu degli edifici religiosi. Ma poi nel dicembre 2012, dopo l’introduzione con il governo Monti dell’Imu per le attività commerciali degli enti cattolici, Bruxelles aveva fatto marcia indietro. Adesso è la prima volta che si ammette che le scuole paritarie private religiose sono attività commerciali e come tali soggette alle imposte come tutte le altre. I giudici della Cassazione hanno sancito che si producono servizi che vengono pagati attraverso le rette.

Le conseguenze della sentenza della Corte di  Cassazione [social_link type=”twitter” url=”https://twitter.com/dona_coccoli” target=”” ][/social_link] 

Quali conseguenze da questa sentenza? Potrebbe cadere come un castello di carte tutto l’impianto delle scuole paritarie private. Se i Comuni, sempre più a caccia di finanziamenti, visti i tagli del governo centrale, decidessero di fare come ha fatto l’amministrazione comunale di Livorno, beh, tutto l’impianto scolastico religioso andrebbe molto, molto, in crisi. Non a caso don Francesco Macrì, presidente della Fidae (Federazione istituti attività educative) ha detto subito dopo la sentenza: “Chiuderemo”. Intanto l’Anci si riunirà la prossima settimana e si saprà la linea di comportamento da parte dell’associazione degli enti locali guidata da Piero Fassino. Lo stesso sottosegretario De Vincenti sottolinea che c’è “una difficoltà interpretativa nel caso delle scuole paritarie”.

Il ministro dell’Istruzione Giannini ha sostenuto la necessità di questo tipo di scuole. Ha anche citato il Veneto come regione virtuosa in cui il 67% della scuola primaria e dell’infanzia è affidata a istituti religiosi. Sì, è vero, ma ci sono dei particolari che i giornali non dicono. Il Veneto finanzia questi istituti molto generosamente, quest’anno, per esempio, sono stati sborsati 21 milioni del bilancio regionale. Quante scuole pubbliche potrebbero nascere? Perché siamo sempre lì, l’articolo 33 della Costituzione recita: “Enti e privati hanno il diritto di istruire scuole e istituti di educazione, senza oneri per lo Stato”. E invece poi è arrivato il governo D’Alema con Luigi Berlinguer ministro dell’istruzione che partoriscono la legge 62/2000 che garantisce fondi pubblici agli istituti privati nel momento in cui diventano paritari. Legge, inutile a dirsi, che in questi giorni tutto il fronte cattolico sbandiera come un proprio vessillo.

 Perché continuare a dare finanziamenti a imprese commerciali?

Questa sentenza ha anche il significato di intaccare, diciamo per ora dal punto di vista etico, l’impianto stesso del sistema di finanziamento dell’istruzione paritaria – per il 63% in mano a istituti religiosi -. Essendo stato dimostrato che sono imprese commerciali, come si possono spiegare fondi pubblici a soggetti che si fanno pagare per fornire servizi? I fondi elargiti alle 13.625 scuole paritarie – con oltre un milione di studenti iscritti – sono 700 milioni per l’anno in corso (si veda Left n.9 del 14 marzo). Lo Stato versa circa 500 milioni, il resto gli enti locali. Tra l’altro, come spesso denunciato (si veda il Libro nero della scuola italiana di Paolo Latella), questo tipo di scuole, oltre a non fornire una formazione e un apprendimento adeguati (rilevazioni Ocse Pisa), sottopongono talvolta a un vero sfruttamento i propri insegnanti. E quando va bene, comunque, i docenti non ricevono lo stesso compenso delle scuole pubbliche. Infine, nella Buona scuola un capitolo riguarda gli sgravi fiscali per chi iscrive i propri figli alle scuole paritarie, circa 400 milioni di detassazione.

Al di là dell’aspetto “etico”, secondo il costituzionalista Vittorio Angiolini (Left n.25 del 4 luglio) quest’ultimo aspetto della Buona scuola dimostra una criticità che potrebbe essere considerato un aspetto illegittimo della riforma. “La famiglia che manda i propri figli alla scuola paritaria ha dei finanziamenti aggiuntivi rispetto alle famiglie degli alunni della scuola pubblica. In pratica è il rovesciamento del disegno costituzionale che prevede addirittura che la scuola privata sia costituita senza oneri per lo Stato”.

Il mondo cattolico e anche tanti politici del Pd difendono le scuole paritarie sostenendo che sono necessarie perché vanno a riempire dei vuoti dello Stato. Sì, ma perché continuare a mantenere l’assenza dello Stato? E’ il solito discorso della carità: si fornisce una stampella invece di far sì che si cammini con le proprie gambe. In più, in questo caso, la stampella si paga.

Foto di: Robert Cheaib

Una laurea in Filosofia (indirizzo psico-pedagogico) a Siena e tanta gavetta nei quotidiani locali tra Toscana ed Emilia Romagna. A Rimini nel 1994 ho fondato insieme ad altri giovani colleghi un quotidiano in coooperativa, il Corriere Romagna che esiste ancora. E poi anni di corsi di scrittura giornalistica nelle scuole per la Provincia di Firenze (fino all'arrivo di Renzi…). A Left, che ho amato fin dall'inizio, ci sono dal 2009. Mi occupo di: scuola, welfare, diritti, ma anche di cultura.