«Dal tentativo di colpo di Stato a oggi non ho sentito risuonare slogan per la democrazia. Inneggiano a Erdogan o gridano Allah Akbar»

Dopo il fallito colpo di Stato della notte fra il 15 e il 16 luglio «due poteri forti sono entrati in collisione: da una parte i militari che hanno partecipato al complotto, dall’altra il governo di Erdogan. Nessuno dei due è una forza democratica. Sono loro i responsabili di interventi repressivi sui curdi, gli alawiti, i socialisti democratici, le donne, la parte laica del Paese. E ora si fanno la guerra, spegnendo speranza di democrazia».
A parlare così è Burhan Sönmez, scrittore, avvocato e attivista dei diritti umani che Freedom for Torture curò e aiutò a trasferirsi in Inghilterra dopo essere finito nelle mani della polizia turca. Da alcuni anni è tornato a vivere a Istanbul, dove è stato uno dei protagonisti del movimento di Gezi Park. «I sostenitori di Erdogan dopo il tentato putsch non sono scesi in strada per la democrazia – racconta -. Lo considerano un’opportunità per espandere i loro progetti islamisti. Dal tentativo di colpo di Stato a oggi non ho sentito risuonare slogan per la democrazia, per la libertà e nemmeno per la tolleranza. Inneggiano a Erdogan o gridano “Allah Akbar”. Reclamano a gran voce: “vogliamo la pena di morte”. Minacciano gli immigrati siriani e i militanti di sinistra».

Erdogan sfrutta la situazione per legittimare il suo strapotere?

Senza dubbio. «Questo è un dono di dio, grazie a questo tentativo di golpe avremo la possibilità di ripulire l’intero esercito», ha detto Erdogan all’indomani. Spingerà l’acceleratore delle politiche anti democratiche. Non si lascerà scappare questa occasione.

Alcuni dicono che la parte dell’esercito che ha organizzato il putsch sia vicina all’islamista Gulen, che vive in esilio volontario negli Usa. L’esercito non è più fedele al secolarismo di Atatürk?
L’informazione in Turchia oggi è largamente manipolata dal governo. È ancora difficile tracciare un quadro preciso, nitido, di quel che è accaduto in questo tentativo di colpo di Stato militare. C’era poco spazio per la democrazia e la laicità in Turchia e ora ce ne sarà ancora di meno.

Chi è
Burhan Sönmez è un avvocato e scrittore turco, nato nel 1965, nel distretto di Haymana. Alcuni anni fa fu costretto all’esilio in Inghilterra e a Cambridge, per motivi politici. Rientrato in patria ha partecipato attivamente alle proteste di piazza Taksim. In Italia, è stato tradotto il suo romanzo Gli innocenti, (Del Vecchio editore) e il prossimo ottobre sarà ospite di Pordenonelegge, dove presenterà Istanbul Istanbul in uscita per Nottetempo

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