La discussione della proposta di legge slitta a settembre, mentre cresce l'opposizione dei proibizionisti. Ma i promotori si dicono fiduciosi che passi alla Camera in autunno. Anche se rimane lo scoglio del Senato

«L’Italia non legalizzerà mai le droghe», dice Maurizio Gasparri, una delle tante voci, tra proibizionismo e curiosi richiami ai valori della famiglia, che si stanno levando in queste ore contro la legge per la legalizzazione della cannabis, legge approdata, per la prima prima volta, in aula alla Camera, per la discussione generale. Discussione subito rinviata a settembre, in realtà, con la legge che torna ai box della commissione giustizia da dove era appena uscita, senza un voto, appesantita da quasi duemila tra emendamenti e articoli aggiuntivi.

L’ostruzionismo dei centristi ha dunque funzionato, per il momento. Anche se i promotori della legge – sostenuta da 221 deputati e 73 senatori, un intergruppo coordinato da Benedetto Della Vedova – si dicono ottimisti, almeno per il passaggio alla Camera, in autunno. Qui i numeri, con la convergenza del Movimento 5 stelle e delle sinistre, potrebbero anche esserci, infatti, se il Pd sarà compatto.

Il problema è però al Senato, come nota Gasparri. Ecco perché persino il relatore del testo, il deputato di Sinistra Italiana Daniele Farina, parlando con Left deve cedere qualcosa al pessimismo: «Noi speriamo e confidiamo di farcela questa legislatura», dice, «ma se non è questa sarà sicuramente la prossima. La strada è ormai segnata». La legge, se approvata, permetterebbe la coltivazione (domestica o in apposite associazioni) per uso personale e ricreativo. Massimo cinque piante a testa, però, e in tasca non più di cinque grammi (15 nel cassetto di casa). La vendita, altrimenti comunque proibita, sarebbe autorizzata dal Monopolio in appositi negozi.

Per i promotori la strada è segnata non solo perché nel mondo crescono i Paesi che già hanno legalizzato, ottenendo risultati importanti sia dal punto di vista fiscale che della sicurezza. Sono i numeri a supportare la convinzione di Farina o di Luigi Manconi e tutti gli altri parlamentari che hanno presentato i molti testi che stanno alla base di quello proposto dall’intergruppo (c’è ne è uno anche del verdiniano Barani). Pur volendo sorvolare sugli argomenti di salute pubblica (non convince il ministro Lorenzin, evidentemente, che i Paesi che hanno legalizzato le droghe – non solo la cannabis, come il Portogallo – vedano diminuire non solo i reati ma le malattie, Hiv compresa), è un buon argomento, ad esempio, il fatto che se la cannabis fosse legalizzata i guadagni per lo stato oscillerebbero tra i 5,5 miliardi (stima de La Sapienza) e gli 8,5 miliardi di euro (una più ottimista previsione dell’università di Messina).