«La fiducia ormai non c’è più. Va detto che se il M5s ha dato la spinta finale, i partiti tradizionali ce l’hanno messa tutta per impedire che tra cittadini e politica potesse esserci ancora un briciolo di empatia». Intervista allo scrittore Roberto Saviano

La curiosità di sentirlo è forte. Letto il post sulla sua pagina fabebook, appesi da giorni ai passi falsi di Virginia Raggi e alle mail “non comprese” di Luigi Di Maio, le parole di Roberto Saviano arrivano forti e chiare. E in profondità. Fiducia tradita. Accusa particolamente grave per il Movimento 5 stelle che di fiducia ne aveva raccolta molta moltissima, nel nome di una “irrinunciabile” quanto “fondante” onestà.

In un lungo post hai scritto: «I peggiori nemici dei Cinquestelle sono nei Cinquestelle. Rischiano di bruciare quell’ultima briciola di fiducia che gli italiani ancora gelosamente conservano nella politica…». Che sta succendo? Inesperienza o guerra tra bande? Problema di pochi o mutazione più generale del Movimento in partito tradizionale?
No, no. Io ho scritto che la fiducia ormai non c’è più. Non l’ho posta come un rischio, la perdita di fiducia, ma come un dato di fatto. Però va detto che se il Movimento 5 stelle ha dato la spinta finale, i partiti tradizionali ce l’avevano messa tutta per impedire che tra cittadini e politica potesse ancora esserci un briciolo di empatia che portasse a comprendere le difficoltà di amministrare. I 5 stelle non sono la causa, ma la reazione. Su questo dobbiamo essere chiari. Ma qui arriva il corto circuito: governare significa assumersi responsabilità nei riguardi degli elettori ai quali, troppo spesso, viene promessa la luna.
Se potessi dire qualcosa a Virginia Raggi, cosa le diresti? Vai avanti o molla?
Vai avanti. E aggirerei, sulla nomina dell’assessore al bilancio: non è detto che debba essere un tecnico, anzi, sarebbe meglio che in questa fase la responsabilità sia tutta politica. Da qui una provocazione: Alessandro Di Battista assessore al Bilancio. È un fedelissimo, è romano, la base ha fiducia in lui. Dai comizi nelle piazze alle responsabilità concrete il passo è obbligato.

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