Da oggi a mezzogiorno, i Cinquestelle europei entreranno a far parte del gruppo liberal-democratico dell'Alde. Eppure, l'accordo fra i due gruppi politici risale a 5 giorni fa. Domani Alde sarà chiamata a votare sull'adesione. Che ne sarà ora del referendum per l’uscita dall’Euro?

Porta la data del 4 gennaio, l’accordo siglato tra il Movimento 5 stelle e l’Alde. Eppure, è solo da oggi a mezzogiorno, che i Cinquestelle europei entreranno a far parte del gruppo liberal-democratico dell’Alliance. A sentenziarlo, una votazione on-line a sorpresa indetta ieri, che ha coinvolto oltre 40mila iscritti al portale. Dopo due giorni di intense discussioni soprattutto interne, che hanno visto gli europarlamentari grillini contrari e spiazzati dall’indizione della votazione, il 78,5% si è espresso a favore del passaggio.

Eppure, porta la data del 4 gennaio, l’accordo siglato tra il Movimento 5 stelle e l’Alliance. Ma quello che più sorprende, è l’impronta del testo: nettamente europeista, con la finalità di rinsaldare un’Unione che sia garante di libertà civili “opportunità senza confini” e soprattutto faccia da contrappeso ai poteri forti; con sistema in grado di reggere shock economici che dovrebbe girare, ebbene si, attorno alla moneta unica. Che ne sarà ora del referendum per l’uscita dall’Euro?

Ma questo pare non essere stata una preoccupazione del leader, che aveva già concordato l’alleanza prima della votazione. Non solo, stamattina alle 11, a votazione ancora aperta, l’incontro fra Grillo il capogruppo dell’Alde, Guy Verhofstadt. Quattro, i punti dell’accordo che vedrebbero convergere le due formazioni politiche, in realtà molto lontane fra loro. Primo fra tutti, trasparenza e democrazia diretta, due parole d’ordine dei pentastellati: rinnovamento dell’istituzione basato su una maggiore vicinanza ai cittadini e maggiore coinvolgimento di questi ultimi.

«Alde e M5s condividono i valori essenziali di libertà, eguaglianza e trasparenza. Entrambi vedono nell’individuo la struttura centrale della società, mentre promuovono un’economia aperta, la solidarietà e la coesione sociale come condizioni essenziali affinché chiunque possa esprimere appieno le proprie potenzialità. Entrambi vogliono rafforzare l’influenza del cittadino sulle decisioni che ne determinano la vita, anche attraverso il meccanismo della democrazia diretta e spingendo tutti alla partecipazione ed all’impegno politico. Ancor più importante è l’essere entrambi forze riformiste che intendono cambiare radicalmente il modo in cui l’Unione Europea oggi si trova ad operare», si legge nelle premesse. «L’Unione Europea deve porsi come contrappeso democratico alle forze dell’economia globalizzata».

Secondo punto, un sistema economico che possa attutire gli sbalzi e le crisi economiche all’interno dell’Unione, basato sulla “divisa unica”. E se il secondo pilastro stride con il Movimento 5 stelle, il terzo è in netta contrapposizione con le politiche dell’ex alleato xenofobo Nigel Farage: politiche condivise con maggiore cooperazione fra gli Stati, soprattutto in materia di immigrazione (politiche di asilo e accoglienza dei profughi). Da ultimo, mercato unico.

 

  1. Rinnovamento della democrazia europea
    Alde e M5S vogliono che si realizzi un’Unione più democratica e trasparente. Entrambi desiderano una Commissione Europea più piccola e efficiente, un Consiglio europeo riformato ed un Parlamento europeo più forte e posto sullo stesso livello del Consiglio. Entrambi ritengono che parte degli europarlamentari debbano essere eletti su base transnazionale, in quello che sarebbe un importante passo in direzione di una reale democrazia europea. Vogliamo anche la fine della inefficiente “grande coalizione” che troppo a lungo ha monopolizzato il potere e paralizzato l’Europa. La strada da seguire è quella dell’aumento del coinvolgimento diretto dei cittadini nei processi democratici e nell’aumento della trasparenza, rendendo pubblici per legge tutti i documenti e usando un linguaggio chiaro per comunicare in ogni tipo di legislazione così come nelle intese internazionali e negli accordi commerciali. C’è il bisogno di rendere le istituzioni più trasparenti e responsabili, e di dare ai cittadini una maggiore influenza diretta sulle linee politiche e sulla scelta della leadership politica, tanto nella cabina elettorale quanto per quanto riguarda gli altri mezzi di compartecipazione alla politica.
  2.  Riforma dell’Eurozona
    Nel corso dell’ultimo decennio la nostra divisa unica ha dimostrato di essere stabile e duttile di fronte a shock di natura esterna, ma non allo scopo di rafforzare la nostra economia e di raggiungere la convergenza tra le economie nazionali. L’euro non ha mantenuto le promesse, ed è il momento di ovviare ad alcuni dei suoi innegabili difetti. C’è bisogno di costruire attorno alla divisa unica un sistema che possa assorbire gli shock economici interni all’eurozona, e questo richiede una nuova governance che deve essere incastonata in strutture trasparenti e democratiche. C’è anche bisogno di una revisione riguardo il modo in cui i bilanci nazionali sono monitorati, e di introdurre un nuovo codice di convergenza che sia incentrato su riforme significative e assicuri la centralità del sostegno finanziario ai servizi pubblici, invece di intervenire parzialmente sulle cifre dei bilanci.

  3.  Diritti e libertà
    L’Unione Europea è prima di ogni altra cosa e soprattutto una comunità di valori. C’è bisogno di farne un avvocato globale delle libertà civili, dei diritti fondamentali e dello stato di diritto. L’Unione Europea ha il dovere di essere garante che i principi e i valori basilari contemplati nei Trattati Europei siano rispettati ovunque sul proprio territorio. Fiducia reciproca e valori condivisi sono la chiave delle politiche europee nei campi della cooperazione giudiziaria, delle politiche di asilo e di accoglienza dei profughi, dell’agenda digitale, dell’energia e della gestione comune dei confini esterni.
  4. Opportunità senza barriere
    Ugualmente l’Europa dovrà essere in grado di assicurare le nostre libertà con una maggiore protezione del mercato comune. Questo richiede un’ampia strategia che spazi dall’affrontare il dumping ai danni del mercato europeo all’eliminazione degli ostacoli al libero movimento dei privati cittadini. Il mercato unico deve essere il motore portante della promozione dei talenti, dell’innovazione, delle start-up, delle piccole e medie imprese cosi’ come delle multinazionali. Al tempo stesso un mercato unico senza confini interni richiede chiaramente che le questioni della solidarietà e della coesione sociale debbano essere affrontate come prioritarie.

Il testo originale è consultabile su medium.com, in calce a una lettera che cinque docenti universitari (Alberto Alemanno, Alessandro Fusacchia, Francesco Galtieri, Giuseppe Ragusa, Valerio Riavez, Alessio Terzi) hanno scritto a Verhofstadt, pregandolo di “non fare accordi con Beppe Grillo”.

Per i firmatari, il documento sarebbe la dimostrazione del paradosso della trasparenza che i due schieramenti professano. «Il documento riportato sotto, ancora confidenziale, mostra infatti come Beppe Grillo e lei non solo abbiate già concordato di unire le forze, ma anche su quale base», scrivono. «Crediamo che gli attivisti del M5S  – ai quali è stato detto di credere nella democrazia diretta del web - saranno felici di sapere che è stato loro chiesto di prendere una decisione democratica fake. Così come crediamo che tutti i liberali d’Europa che hanno guardato con simpatia alla sua candidatura a presidente del Parlamento europeo saranno felici di sapere che questo è il prezzo che lei sembra disposto a pagare”, si legge nella lettera.

Ma reazioni contrarie arrivano anche a livello internazionali. Sia i liberali estoni che quelli danesi si sono detti contrari all’entrata dell’M5s nel gruppo. «Essere fedeli ai nostri valori, è più importante della grandezza del gruppo», ha twittato l’ex ministro degli Esteri estone Taavi Roivas. A rendere pubblica la sua contrarietà, anche l’eurodeputata francese già stata l’eurodeputata francese Sylvie Goulard, che scrive: «Meglio 12 stelle che cinque». Domani l’Alde sarà chiamata a votare sull’adesione.

Iniziano anche le reazioni dal mondo pentastellato, con Luigi Di Maio in testa, che si tiene, affermando che si tratta semplicemente di una «scelta tecnica». «Vedrete le nostre scelte quando voteremo. Se l’adesione a un gruppo fosse per affinità politica, allora avremmo sbagliato gruppo», aggiunge. Mentre Manlio Di Stefano aveva messo le mani avanti già ieri:

E non mancano naturalmente i primi twitt di scherno: