Sono più di 550mila, nel nostro Paese e da sole producono 96 miliardi di euro: il 6,7% della ricchezza complessiva del nostro Paese. Le imprese dei migranti, sono un decimo di quelle iscritte alla Camera di commercio, e come sottolinea il Centro Studi e Ricerche Idos, stanno dando un massiccio contributo alla ripresa dell’imprenditoria italiana

Sono più di 550mila le imprese gestite da immigrati, in Italia. Quasi un decimo di quelle iscritte alle Camere di Commercio, e da sole producono 96 miliardi di euro: il 6,7% della ricchezza complessiva del nostro Paese. Imprese che stanno dando un massiccio contributo alla ripresa dell’imprenditoria italiana, sottolinea il terzo rapporto Immigrazione e Imprenditoria 2016 redatto dal Centro Studi e Ricerche Idos, con il sostegno della Confederazione Nazionale dell’Artigianato e della Piccola e Media Impresa (Cna) e della società di trasferimento di denaro a distanza MoneyGram.

«Si tratta di un folto gruppo imprenditoriale che, se adeguatamente sostenuto, può funzionare come un perno su cui innestare promettenti azioni di co-sviluppo», ha commentato il presidente di Idos, Ugo Melchionda, parlando dei nuovi imprenditori. Entusiasmo ripreso anche da Massimo Canovi, vicepresidente di MoneyGram per il Sud Europa: «Anche le esperienze meno strutturate possono innescare percorsi fruttuosi di crescita e di successo», ha detto, «come testimoniano i numerosi imprenditori immigrati finalisti di MoneyGram Award, che si sono distinti per aver raggiunto risultati prestigiosi sul piano dell’innovazione e del profitto, ma anche dell’occupazione e della responsabilità sociale». Il presidente del Cna Daniele Vacarono, poi, ha così commentato i dati raccolti dal dossier: «Un segnale positivo di dinamismo che fa emergere l’economia sommersa, un fattore di promozione socio-economica e di integrazione». Il lavoro autonomo, insomma, risulta essere la migliore forma di integrazione. «È la prima volta da quattro anni a questa parte», fa notare il presidente di Cna, che il numero delle imprese ha smesso di calare, e questo anche grazie al dinamico apporto dell’impreditoria immigrata». Se negli ultimi cinque anni (2011-2015), infatti, le imprese registrate in Italia hanno registrato un calo dello 0,9%, nello stesso periodo le imprese gestite dai nuovi italiani sono cresciute di oltre il 21% (+97mila).

Chi sono
Chi proviene dal Marocco (il 14,9%) si occupa prevalentemente di commercio (nel 73,3 per cento dei casi), chi viene dalla Cina (11,1%) di commercio (39,9%), manifattura (34,9%), alloggio e ristorazione (12,9%), mentre chi è arrivato dalla Romania (10,8%) e dall’Albania (7%) gestisce per lo più attività edilizie (64,4%).
Ricapitolando, delle oltre 550mila attività gestite dai nuovi italiani: gli immigrati provenienti da Marocco, Cina e Bangladesh hanno investito nel commercio per un totale di 200mila aziende, romeni e albanesi nell’edilizia per un totale di 129mila attività registrate, la manifattura è soprattutto in mano dei cinesi, con 43mila imprese. Ma è il settore dei servizi – che copre l’80 per cento delle imprese – che si conferma il principale traino anche per gli imprenditori immigrati, in linea con il trend nazionale.

Come e dove investono
Le ditte sono prevalentemente a gestione individuale (8 casi su 10), confermando un tratto caratteristico delle imprese italiane, e le attività non registrano una particolare propensione all’innovazione tecnologica, anche se i numeri degli ultimi anni fanno ben sperare, riporta il dossier. Le principali regioni di insediamento per le attività immigrate sono la Lombardia (19,1%) e il Lazio (12,8%), e le due città di Milano e Roma, insieme, accolgono da sole un terzo delle imprese immigrate d’Italia. Seguono: la Liguria (11,8%); la Toscana (9,5%), dove il picco di concentrazione è a Prato con il famoso distretto tessile a più alto tasso di immigrazione cinese; e ancora: l’Emilia Romagna (8,9%), il Veneto (8,4%), il Piemonte (7,4%) e chiude la Campania con il 6,8 per cento delle imprese gestite da cittadini stranieri. Nell’insieme, perciò, i tre quarti delle imprese hanno sede nel Centronord e raggiungono il 77,3% del totale.