L'Unicef denuncia l'escalation dei child bombers e anche un'altra tragedia: i piccoli kamikaze, se riescono a salvarsi, vengono respinti dalle famiglie

Il numero quest’anno è 83, lo dice l’Unicef. Dall’inizio dell’anno in Nigeria i miliziani neri di Boko Haram hanno usato decine e decine di bambini come bombe umane. Questa metodologia, che sta diventando la più usata del gruppo che terrorizza il Paese, è crudele e calcolata. La differenza rispetto agli anni scorsi è che ora ad essere scelte come ordigni umani dai terroristi sono anche le bambine.

Al nord est della Nigeria, nei territori di nessuno, dove disperazione e povertà stringono gli abitanti in una morsa letale, l’aumento dei child bombers nel 2017 è stato del 400 per cento rispetto all’anno scorso: 127 bambini sono stati usati come armi mortali dal gennaio 2014, 19 di loro avevano meno di dieci anni. Secondo gli esperti, questa tattica estrema è segno dell’incapacità dei militanti di compiere e portare a termine attacchi militari complessi, di cui prima erano capaci.

«Solo pochi anni fa, il target erano le caserme, i quartieri generali militari delle forze armate nella capitale, ma non hanno più quella capacità tattica. Stanno usando bambini e donne per terrorizzare la società» ha detto Carl LeVan, professore di storia americana a Washington. «Boko Haram ha raggiunto un punto in cui gli obiettivi sono più oscuri, più ambigui. Altri gruppi del terrore, come al Quaeda, avevano obiettivi chiari, questo gruppo sta perdendo lucidità e deve affrontare il dissenso interno a se stesso».

«L’uso dei bambini è un’atrocità, i bambini sono vittime, non esecutori» ha detto Done Porter, rappresentante Unicef. Atrocità che riguarda ormai 8mila bambini scomparsi dal 2009, rapiti dall’organizzazione di sangue e terrore islamista, il cui nome letteralmente vuol dire: “l’istruzione occidentale è proibita”.

L’Unicef ora punta i riflettori su un altro problema. Quando alcuni dei bambini riescono a sottrarsi al destino di child bombers, o quando vengono liberati dalle mani crudeli dei loro sequestratori, nel clima di sospetto e paura del paese, vengono comunque rifiutati dalla loro comunità originaria, dalla società impaurita nigeriana che non riesce più a reintegrarli. Non sono più minori prigionieri, ma dopo il rapimento affrontano l’esilio.

Tra i quasi due milioni di sfollati nigeriani – sono un milione e 700 gli abitanti in fuga a causa dei disordini del paese – ci sono altri 450mila bambini e loro rischiano la morte per malnutrizione, perché la fame, la povertà uccidono ancor più del terrore.