I giovani oggi hanno paura e la respirano ogni giorno. Lo scrittore-musicista e insegnante di liceo, racconta come reagire di fronte al vuoto in cui si insinua l'estrema destra. Bisogna ricostruire l'immagine del futuro, come sta facendo Corbyn in Gran Bretagna

Un giorno mi sono trovato a chiedere a un mio allievo di quinta perché simpatizzasse per le idee fasciste. Non eravamo in classe, ma attorno a un tavolo per pranzare insieme, in un’atmosfera amichevole, dunque in una situazione adeguata. Mi ha risposto dicendomi che il fascismo ha a che fare con il cristianesimo come dimostra lo slogan “Dio, Patria, Famiglia” (e lui è, per tradizione, cristiano praticante), che l’immigrazione incontrollata è un male, e che c’è bisogno di ordine. Ho scoperto poi che nel liceo dove insegno non sono pochi i ragazzi che guardano a destra, e che – magari non dicendosi né sentendosi fascisti – sono comunque attratti da quella costellazione di valori.

Se dovessi dire che cosa spinge una parte della generazione presente verso quei riferimenti, sintetizzerei il tutto in un concetto chiave: paura. I giovani hanno paura. Hanno paura del futuro, prima di tutto, che è la paura peggiore. Lo vedono e lo sentono intorno a loro. La respirano, la paura. La respirano dai fratelli maggiori, dagli amici più grandi, dalle difficoltà che attraversano spesso i loro genitori cinquantenni, e i loro amici. Sanno quanto sarà difficile per loro trovare un lavoro, «costruirsi un futuro». Hanno sentore delle crisi economiche intorno a loro, ma anche delle crisi ambientali, che loro a volta fanno immaginare di essere «gli ultimi uomini sulla terra».

Il loro immaginario è quello di un’arena dove si deve lottare all’ultimo sangue per ottenere ciò che si vuole. Il mondo si fonda sulla selezione naturale malintesa come nell’Ottocento: non l’adattamento, che è ciò che Darwin intendeva, ma la lotta per la vita dove trionfa il più forte. Non ci può essere aiuto da nessuno, nessuna istituzione è al loro fianco. Quella è tutta, indistintamente, “Casta”, per cui…

L’articolo di Marco Rovelli prosegue su Left in edicola


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