Aggressioni pianificate, maxi risse, cene nostalgiche che celebrano organizzazioni del terrorismo nero. La città della Leonessa, ancora profondamente ferita dalla strage di Piazza Loggia, è suo malgrado un laboratorio per i movimenti di estrema destra

In un Paese che ha poca memoria, esiste un lungo filo nero che da tempo percorre sotto traccia le strade e i vicoli di Brescia. Un filo che affonda le sue origini storiche e ideologiche nei dolorosi anni Settanta e che oggi attraverso il web viaggia alla velocità della luce. Cambiano nome e mutano pelle. Ma in fondo, gli ideali dei neofascisti sono sempre gli stessi: sicurezza, ordine e patria. La galassia estremista si compone di vecchie e nuove sigle, fuochi di paglia che se non vengono monitorati a dovere rischiano di trasformarsi in bracieri incontrollabili. Negli ultimi anni le azioni dimostrative di questi gruppi sono aumentate in maniera esponenziale. E lo dimostrano gli episodi.

Nella tarda serata di venerdì 28 settembre nel quartiere Carmine, dieci naziskin hanno aggredito a cinghiate gli avventori di una birreria. Lanci di bottiglie, calci e pugni per uno scontro di matrice puramente politica. Qualche ora dopo l’aggressione nel centro bresciano, quattro militanti aderenti al Veneto Fronte Skinhead sono finiti agli arresti per rissa, mentre altri sette sono stati raggiunti da fogli di via. Trattasi di personaggi che arruolano i propri “soldati” pescandoli direttamente nella Curva Nord del Brescia. Spesso, infatti, è il calcio ad essere usato come traino e pretesto per costruire, poi, una fitta rete di violenza. Lo stadio delle Rondinelle, il “Rigamonti”, è il luogo dove le destre hanno trovato un terreno fertilissimo. Teste rasate e numerosi tatuaggi in vista, sui social network tra i profili di questi soggetti ci sono le fotografie del Ventennio e del Duce.

Spavaldi e fieri delle loro azioni, i ragazzi della Brigata Leonessa pubblicano persino autoscatti davanti a monumenti dove si cimentano nel saluto romano. Due di loro sono i camerati neonazisti del blitz nella sede di Como Senza Frontiere. Trattasi di squadristi amanti della pura violenza fisica, fedeli seguaci dell’hooliganismo anni Ottanta diffusosi in Inghilterra.

L’11 luglio 2014, in occasione del Crazy Cow Fest, la tradizionale festa della birra di Paderno Franciacorta, scatenarono l’inferno. Un’improvvisa esplosione di brutalità che causò il ferimento di cinque persone, intervenute semplicemente per sedare gli animi. A innescare la maxi rissa, appunto alcuni naziskin della Brigata, entrati in contatto con i giovani della Palestra Popolare Antirazzista. Cazzotti, botte da orbi e boccali di birra utilizzati come armi. Un attacco premeditato e studiato sebbene sia avvenuto in una festa assolutamente apolitica.

Tre settimane fa, sette componenti dell’associazione Brixia Blue Boys sono finiti al centro di un’indagine della Digos. Le ipotesi di reato sono di usurpazione di funzioni pubbliche, porto illecito di armi e strumenti atti ad offendere. Travestiti da militari effettuavano ronde notturne non autorizzate armati di manganello e con simboli fascisti. Apolitici dunque solamente di facciata, perché il loro presidente Mirko Mancini, alle ultime elezioni si era candidato nella fila di CasaPound, raccogliendo la bellezza di tre voti.

Attualmente guidata dal Partito Democratico, storicamente Brescia è sempre stata una città schierata a centrosinistra. Eppure, oggi le nostalgie dottrinali dell’ultradestra vengono ripristinate tra i seguaci di CasaPound e Forza nuova. Cavalcando le paure sociali e l’insicurezza c’è chi vuole diffondere negli strati più deboli della popolazione sentimenti di intolleranza e di odio. Il partito della tartaruga frecciata vanta aspirazioni più movimentiste e un’età media leggermente più avanzata, il secondo è invece più strutturato nella forma di partito politico e raccoglie discepoli nei licei e negli atenei universitari. Per entrambe le realtà l’elemento decisivo che ha portato voti e consensi è stato l’intenso lavoro eseguito sul territorio. Da diverso tempo, i membri di Forza nuova danno voce ai vari comitati di quartiere. Promuovono le ronde notturne nei rioni più problematici e aiutano solo e rigorosamente le famiglie italiane in difficoltà. Tutti comportamenti che vengono ricambiati in voti durante il periodo elettorale. Tuttavia, l’estrema destra è corsa divisa alle elezioni comunali del 10 giugno, naufragando clamorosamente nelle tre liste presentate, tutte finite sotto l’uno per cento.

L’universo nero abbraccia anche altri pianeti, come la sigla Brescia ai Bresciani, il cui leader Andrea Boscolo vanta trascorsi da militante di CasaPound. La provincia della Leonessa si costituisce di una miriade di realtà che si differenziano anche per aspetti minimi. In Val Camonica ci sono i Nazionalisti camuni, mentre a nord della città c’è Valtrompia identitaria. Sui social si fa propaganda, si augura la morte ai politici di turno e si incita di continuo ad affrontare il nemico in piazza.

Ormai gli eredi del “Boia chi molla” sono così tanti al punto da riuscire a entrare persino in consiglio comunale. Nel 2017 a Mura, paese di seicento anime in Val Sabbia, tre membri del movimento Fascismo e libertà sono stati eletti consiglieri di minoranza. Da diversi anni una trentina di persone si ritrovano ciclicamente a cena in una trattoria della città. Mangiano, si confrontano e discutono di politica. Lo fanno all’ombra della runa di Opalan, simbolo di Avanguardia nazionale, l’organizzazione politica neofascista, dichiarata fuorilegge dal ministero dell’Interno il 7 giugno 1976. Le riunioni sono documentate da numerose fotografie diffuse su Facebook senza filtri. I segni di riconoscimento e i dirigenti sono gli stessi di un tempo. A rispondere “presente” alle riunioni ci sono infatti Kim Borromeo e Danilo Fadini, condannati nel 1973 per aver fatto saltare con il tritolo la sede del Psi. Ha destato poi polemiche la partecipazione regolare a queste cene di Laura Castagna, candidata sindaco alle ultime elezioni comunali con Azione sociale e Forza nuova (0,7% di preferenze). Esiste per di più un blog nazionale con una sezione bergamasca molto attiva e ricca di eventi in calendario.

Risale inoltre al 7 luglio scorso la celebrazione del cinquantottesimo compleanno di Avanguardia. A Roma, in un ristorante sulla via Tiburtina, centinaia di camerati provenienti da tutta Italia hanno festeggiato la ricorrenza tra cori e saluti romani. Nel corso della storia, l’organizzazione estremista ha rappresentato un ruolo di punta all’interno dei meccanismi di provocazione messi in atto dalla Strategia della tensione. Un movimento che personificava la manovalanza neofascista del crimine eversivo. Il suo fondatore, Stefano Delle Chiaie, compare nelle inchieste sulle più importanti stragi neofasciste del nostro Paese. Altre cene sociali di Avanguardia nazionale sono state fissate per il 29 novembre, in contemporanea a Brescia e a Roma.

Siamo in un Paese in cui ci sono la Legge Scelba e la Legge Mancino ma i giudici non sempre puniscono tutte le manifestazioni del disciolto partito fascista. La storia nera sembra dunque tornare. Resuscita tradizioni superate e alimenta uno sdoganamento che sotto le nuove forme del populismo nazionalista è destinato solamente a crescere. Brescia, ancora profondamente ferita dalla strage di Piazza Loggia, non ha bisogno di tutto questo.

*

Qui la prima puntata dell’inchiesta di Federico Gervasoni sui neofascisti a Brescia