Ancora una volta,come Left, poniamo attenzione all’asprezza della condizione carceraria, al garantismo, allo Stato di diritto. Qui parliamo della vita di un giovane italiano, detenuto da più di tre mesi nel carcere belga di Hasselt. Il ragazzo ha problemi psichici seri. Sappiamo bene che, purtroppo, il carcere non aiuta. Anzi, l’isolamento potrebbe indurlo a compiere gesti di autolesionismo. Ne parliamo con il padre.
Perché suo figlio è in carcere?
Mio figlio ha 27 anni ed è rinchiuso in un carcere belga da metà maggio, accusato del furto di otto collanine. Non sostengo l’innocenza di mio figlio, perché non è questo il punto. Tengo, però, a dire, che l’avvocatessa che difende mio figlio, a fronte dei trenta mesi di detenzione richiesti dal Pubblico ministero, ha sostenuto la piena assoluzione in base ad un’attenta analisi probatoria. Cito solo alcuni elementi. Addosso a mio figlio non è stata rinvenuta alcuna refurtiva, non è stata eseguita alcuna analisi delle telecamere presenti, non è stato eseguito alcun controllo delle impronte digitali e nessuna lettura del Dna sullo spray ritrovato. Non è stata, inoltre, svolta alcuna indagine sui numeri di telefono trovati sul cellulare di mio figlio di coloro che si è supposto fossero i suoi complici. Esistono, infine, altri fascicoli per fatti simili avvenuti nella stessa data. Il che lascia intendere che altri autori fossero “attivi”. Non solo: l’avvocatessa ha tenuto a specificare alla Corte che una pena detentiva fissa per mio figlio non era assolutamente una soluzione adeguata , che esistono soluzioni alternative e che devono essere prese in considerazione. Il punto fondamentale, peraltro, è evidenziare il background di mio figlio, la sua situazione medica e psicologica: è stato seguito dal SerD per disturbo da uso di cannabis e di cocaina e per “disturbo dell’umore e di personalità”. Malesseri già certificati nel 2017 da un perito del Tribunale.
Come sta il ragazzo? Riuscite a comunicare?
Il ragazzo oscilla pericolosamente tra alti e bassi. Più passa il tempo e sempre più frequenti sono le fasi down. Ci sentiamo perché in cella ha un telefono fisso a pagamento che ci permette di comunicare, anche se l’apparecchio è difettoso e spesso non capisco cosa mi dice, cade continuamente la linea e l’ascolto è disturbato da acuti fischi.
A che punto è la vicenda? Come sta tentando di aiutare suo figlio?
Stiamo attendendo l’11 settembre per il verdetto. Non mi ero mai trovato in un simile frangente. Ho contattato immediatamente sia l’organizzazione di Ilaria Cucchi sia Antigone. Ho dato mandato per la difesa all’avvocatessa fiamminga prima citata in modo di liberarmi dal silenzio totale dell’avvocato d’ufficio.
Cosa spera di ottenere?
Spero che mio figlio rientri il prima possibile in Italia in modo che possa riprendere le cure psichiatriche che non gli sta fornendo la struttura carceraria, cioè almeno un colloquio diretto ogni quattordici giorni con uno psichiatra che parli italiano e che conosca la storia di mio figlio, affinché il medico possa rimodulare la diagnosi e la posologia dei farmaci in base del colloquio diretto e dalle impressioni avute nel vederlo. Penso sia questo il modus operandi di uno psichiatra.
Sta trovando condivisione e aiuti in questo difficile momento?
Mi hanno aiutato alcune associazioni e particolarmente con la parlamentare Ilaria Cucchi che sentirà a gorni anche l’europarlamentare Ilaria Salis. Mi hanno aiutato amici giornalisti (come voi state facendo) in questi tre lunghissimi mesi e, tra gli intellettuali democratici, vorrei ricordare l’interesse immediato alla vicenda sia di Pino Cacucci, sia di Ascanio Celestini. Mi è sembrato, invece, insufficiente il ruolo dell’ambasciata italiana in Belgio. Ho discusso via mail con il personale addetto, ma ho dovuto sottolineare che alcune mie affermazioni+, peraltro scritte, venivano travisate. Forse per incomprensioni. Gravi, in questi frangenti. Preferisco avere questa convinzione , piuttosto che pensare che vi sia stata noncuranza verso alcune mie richieste d’aiuto avanzate all’Ambasciata. Alla quale chiederò di svolgere il suo compito con impegno.
aggiornamento del 2 settembre 2024, lettera ai ministri della Giustizia e degli Affari esteri:
Ai ministri della Giustizia e degli Affari Esteri e della Cooperazione internazionale. Oggetto: libertà e cure per Andrea, in carcere in Belgio dal 16 maggio Andrea Sommariva è un ragazzo genovese di 27 anni affetto da seri problemi psichiatrici. Oltre alla sofferenza psichica il ragazzo è tossicodipendente e in virtù della sua condizione psico fisica è in cura presso i servizi di assistenza socio sanitaria liguri. Andrea è stato arrestatolo scorso 16 maggio in Belgio e tradotto nel carcere di Hasselt dove è ancora attualmente detenuto in attesa di giudizio. E’ accusato del furto di alcune collanine durante un concerto. Giungono notizie preoccupanti circa le condizioni di detenzione di Andrea; la sua situazione psicofisica è sempre più preoccupante e lo stato depressivo in cui versa non gli consente di provvedere adeguatamente a se stesso nello stato di detenuto in cui si trova in attesa di giudizio. E’ d’obbligo sottolineare che è stata rifiutata la richiesta del suo avvocato di uscita su cauzione, che non è adeguatamente seguito dal personale medico psichiatrico, che gli altri detenuti sono essi stessi preoccupati per la sua salute, che è già stato interessato il Parlamento italiano. Andrea rischia trenta mesi di carcere su richiesta del PM belga eppure, considerata la lievità del reato e le sue condizioni psico fisiche potrebbe essere comunque liberato per essere curato in attesa di giudizio. Il rimpatrio in Italia metterebbe Andrea nelle condizioni di essere curato adeguatamente , in attesa degli esiti del processo in Belgio. Ci uniamo alla voce dei parenti e degli amici di Andrea nella richiesta di un intervento urgente del Governo attraverso i Ministri competenti affinché le autorità del Belgio comprendano la portata umanitaria della richiesta di scarcerazione e agiscano di conseguenza. In attesa di sviluppi positivi, distinti saluti Ilaria Cucchi, Ilaria Salis, Cesare Antetomaso (esecutivo Giuristi Democratici), Italo Di Sabato ( Osservatorio repressione), Luigi Manconi, Giovanni Russo Spena