Nel piccolo schermo tutto è cambiato con l’avvento del “secondo schermo”: quello del pc, dei tablet o degli smartphone con cui twittiamo live i telefilm in onda o seguiamo via streaming le peripezie dei nostri eroi. Internet ha cambiato le regole del gioco.

«C’est une Révolte?». «Non, Sire, c’est une révolution». Per l’universo delle serie tv la rivoluzione è iniziata 10 anni fa. Era il 2005 e youtube e megavideo facevano la loro comparsa sul web. Di lì a qualche anno, lo streaming online sarebbe diventato il mezzo principale per seguire i nostri telefilm preferiti, abbattendo colossi come Blockbuster e costringendo i grandi produttori di contenuti video ad adeguarsi alle nuove richieste del pubblico con servizi online on demand. Soprattutto avrebbe trasformato progressivamente i telefilm da prodotti minori, sicuramente meno nobili del cinema, in veri e propri cult. Con attori e premi Oscar entusiasti di passare dal grande al piccolo schermo e, addirittura, una sezione dedicata ai Golden Globe.

Questo a dimostrazione che ormai serie tv e cinema hanno pari dignità, e ancor di più che, se le produzioni televisive prendono in prestito dal jet set hollywoodiano attori e registi, anche nella città sacra del cinema si sta imparando molto dal serial. Non è un caso che proprio ai Golden Globe, solo una settimana fa, il premio Oscar Kevin Spacey abbia vinto la statuetta come miglior attore in una serie drammatica per la sua interpretazione in House of Cards – sicuramente uno dei telefilm di maggior successo dell’anno e, con i tempi che corrono, quasi un “manuale di istruzioni” per alcuni politici.

Come non è un caso che a scrivere e dirigere l’ultimo episodio del colossal spaziale Star Wars sia stato chiamato J.J. Abrams, genio indiscusso della narrazione a episodi e sceneggiatore di Lost e del fortunatissimo Fringe. O che andando al cinema a vedere The imitation game ci troviamo di fronte, un po’ straniti, allo Sherlock dell’omonima serie tv.

La verità è che nel mondo del piccolo schermo tutto è cambiato con l’avvento del “secondo schermo”: quello del pc, dei tablet o degli smartphone con cui twittiamo live i telefilm in onda o seguiamo via streaming le peripezie dei nostri eroi. Internet ha cambiato le regole del gioco. Ci ha portati verso una tv globale, dove i pubblici sono più influenti ed esigenti, dove l’offerta è pressoché infinita.

Nessuna epoca ha mai prodotto e consumato tante storie quante la nostra. Serie e Serial sono una mania, stagione dopo stagione, scandiscono i tempi della nostra vita. Ci raccontano gli eccessi e i compromessi del potere con il machiavellico Frank Underwood di House of Cards; le rivoluzioni tecnologiche che ci hanno convinto che la parola chiave per il successo sia start up (Silicon Valley); spaccati di attualità politica, come The Honourable Woman sulla questione israelo-palestinese o The Newsroom dove al centro della storia, per una volta, è raccontato il processo di costruzione di una notizia.

Insomma ci parlano di noi, ci aiutano immaginare altri universi possibili e ci raccontano di mondi lontani di cui altrimenti non avremmo saputo nulla. Pensateci bene, se non esistesse una serie come Silicon Valley come farei a spiegare a mia madre che cosa significa essere un nerd.

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