Silone spia della polizia fascista? Due storici molto scrupolosi, Mauro Canali e Dario Biocca, hanno portato alla luce una corrispondenza epistolare che sembrerebbe inchiodare lo scrittore. Anche se restano alcuni punti di difficile interpretazione. Quando sarebbe cominciata l’attività di informatore? Nel 1919 o nel 1923, o più tardi? Siamo certi che tutte le lettere (non firmate) riportate dagli storici siano di Silone? Se le lettere contengono perlopiù notizie irrilevanti sull’attività degli antifascisti non si tratterebbe di un diversivo (senza arrivare a ipotizzare il triplo gioco, come pure fece Terracini)?
Addentrandosi in una materia così rovente Renzo Paris ha scritto un libro bello e pieno di affabulazione (l’ho letto con più gusto di quasi tutti i romanzi contemporanei). Ha inventato un genere letterario, una sottospecie del genere biografico: la biografia sciamanica, o realistico-visionaria, che consiste nella evocazione della vita di uno scrittore attraverso intuizioni poetiche, empatia, ricerca, libere associazioni, colloqui, memoir, ascolto del genius loci, scandaglio dell’opera.
Qui ricostruisce l’esistenza pubblica e privata dello scrittore marsicano (“fenicottero”, com’erano chiamati i comunisti clandestini), dai primi anni fino ai 30 anni. Anche Paris, approdato alla psicanalisi dopo il Grande Riflusso, ha “tradito”, anche se – aggiunge – “un vertice politico vieppiù ‘cretino’”. La notizia per me più sorprendente è quella relativa a una amicizia omosessuale – non certissima ma comprovata da vari documenti – tra Silone e il suo interlocutore, il commissario Bellone. E qui Paris scrive delle pagine commosse, delicate, che tratteggiano una storia d’amore atipica. Sappiamo come Silone abbia tematizzato il tradimento in tutti suoi romanzi.
Anima tormentata, dirigente comunista e poi fiero anticomunista, cuore inquieto vicino a un socialismo evangelico, Silone venne rifiutato, dal movimento del ’68. Tanto che il libro di Paris, anch’egli marsicano, potrebbe valere come risarcimento postumo. Certo, “la letteratura è pericolosa e spesso nasce in territori malati”, e non ci sono maestri senza macchia. Però la sua etica si esprime su un piano più alto (non è mai moralista), sapendo che nulla di umano ci è estraneo.