Grande attesa per il ritorno del Trono di Spade, ormai alla quinta stagione, previsto dal canale statunitense HBO per il 13 aprile 2015, in Italia su Sky Atlantic.
La serie è un piccolo capolavoro. In vetta alle classifiche di gradimento degli spettatori di tutto il mondo, abbonda di cliff hanger lasciandoci con il fiato sospeso alla fine di ogni puntata. Per capire come si svolge l’azione è fondamentale avere chiara la geografia del mondo fantastico di Games of Throne (non è un caso che la sigla della serie sia la mappa dei Sette Regni, sui quali governa egemone la nobile casata che siete sul trono di spade) che, molto spesso, connota anche moralmente i personaggi.
La capitale, Approdo del Re, è dissoluta e corrotta, «Qui tutti mentono». Il Sud è un oriente sconosciuto, governato da mercanti e tiranni, teatro epico per le avventure di Daenerys Targaryen, regina illuminata e ultima erede in esilio della dinastia che aveva forgiato il trono di spade. Infine ci sono la Barriera – una sorta di Vallum Adrianum che difende l’impero dai Bruti e dai misteriosi Estranei – e il Nord, governato dagli integerrimi Starks, ben consapevoli che il pericolo è alle porte e che, i giochi di potere della Capitale sono solo quisquilie che impediscono di fronteggiare il vero dramma: «L’inverno sta arrivando ». È proprio quest’ultimo elemento a riportarci alla realtà. L’inverno che avanza ha infatti tutta la dimensione di una crisi economica e morale che si prepara a inghiottire un mondo in cui i confini si sgretolano e i popoli ai margini dell’impero migrano in cerca di fortuna o superstiti dell’ennesima guerra. Nella quinta serie, l’“atlante” dei Sette Regni promette di ampliarsi ancora seguendo a oriente le avventure della piccola Arya Stark.
Se non siete amanti del genere fantasy non lasciatevi spaventare, l’altrove raccontato in Games of Thrones riesce, come nelle migliori distopie, a essere comunque una buona metafora del mondo reale e il vero punto di forza di tutta la serie è lo stesso intreccio della trama, costruito a regola d’arte. I protagonisti infatti sono moltissimi, ma tutti sacrificabili.
George R. R. Martin, autore di Cronache del ghiaccio e del fuoco da cui David Benioff e D.B. Weiss hanno tratto il telefilm, dimostra così che l’equilibrio narrativo non si regola sulle storie dei singoli individui, ma su quella collettiva all’interno della quale le loro vite si intrecciano e si scontrano. E allora tutto può succedere: in una sola puntata, quello che pensavamo il protagonista può venire giustiziato (Eddard Stark nella prima stagione) o, in un’altra, la gran parte dei personaggi principali possono essere trucidati d’improvviso a un banchetto di nozze. In ogni caso l’effetto suspense è assicurato.
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