Un fiume di studenti e professori, genitori e semplici cittadini. Per difendere la scuola pubblica, la scuola che non vuole assoggettarsi alle regole del mercato e del decisionismo dell’uomo solo al comando.

L’hanno già definito «il più grande sciopero di sempre». Un fiume di studenti e professori, genitori e semplici cittadini. Per difendere la scuola pubblica, la scuola che non vuole assoggettarsi alle regole del mercato e del decisionismo dell’uomo solo al comando. Il ddl 2994, alias della Buona scuola ha ottenuto il risultato di provocare una manifestazione dalla larghissima partecipazione, visto che tutte le sigle sindacali  hanno aderito, dalla cgil, Cisl e Ul ai Cobas, Unicobas, Snals e Gilda. Sette manifestazioni in tutta Italia. A Roma un corteo festoso ha attraversato la città. Piazza del Popolo gremitissima: «siamo in centomila», dicono gli organizzatori.

Foto di Enrica Birardi

Tra gli striscioni, quelli con il premier Renzi vestito da Napoleone, vista la data del 5 maggio, altri in cui si attacca il Pd, e poi: «Né abulici né violenti, solo rispetto per i docenti», «Riforma sì, ma non così», «La cultura non si vende». Applausi per il segretario della Fiom Landini tra la folla.

Foto di Enrica Birardi

Tra i primi commenti politici allo sciopero, quello del parlamentare Pd Pippo Civati, in piazza a Roma, secondo il quale «questo è uno sciopero non politico, perché la politica non rappresenta più nessuno, perché il Pd ha tradito i suoi impegni elettorali e ha fatto una riforma della scuola lontanissima dalla nostra cultura politica». Con lui anche Stefano Fassina, che ha subito anche una contestazione. Riferendosi ai presidi, l’esponente della minoranza Pd ha dichiarato: «la scuola non può essere una caserma con un capo che comanda».