Una interessante serie di quadri degli anni '50 è radunata nella mostra "Michelangelo Pistoletto, prima dello specchio", realizzata da Galleria Continua a San Gimignano (Si) e aperta fino al 5 settembre.

Non solo Expo. Per il quale Michelangelo Pistoletto ha realizzato una gigantesca mela, ricostruita nella sua integrità, per simboleggiare un nuovo, auspicato, equilibrio fra tecnologia e natura, (detto, con ironia, Terzo Paradiso). Il maestro dell’Arte Povera e promotore di un’ idea di scultura pubblica accessibile, capace di dialogare con il contesto e di invitare la gente a pensare, è anche – da sempre – pittore. Di autoritratti prima di tutto. Fin dagli anni Cinquanta. Dapprima concentrandosi solo sul volto senza riprodurre la propria esatta fisionomia e poi dipingendo figure intere, a dimensione naturale, con cui cercava di rappresentare ciò che è universale negli esseri umani. Una interessante serie di quadri di quel periodo è ora radunata nella mostra Michelangelo Pistoletto, prima dello specchio, realizzata da Galleria Continua a San Gimignano (Si) e aperta fino al 5 settembre. In un antico palazzo nella storica piazza della Cisterna (con affacci mozzafiato sul borgo medievale e sulla campagna senese) risplendono ritratti, quasi astratti, su fondo argento oppure oro, evocando la tradizione delle icone bizantine. Sono tele di differenti dimensioni e intensità che l’artista realizzò tra il 1956 e il ‘58.

In una, in particolare, si intravede la sagoma di un pittore che lavora su una tela stesa a terra. Un quadro che rivela l’attenzione dell’allora giovanissimo Pistoletto verso l’Action painting americana: nella Torino anni Cinquanta era una novità assoluta. Più che il risultato finale, ovvero quel groviglio di linee che divenne il segno inconfondibile di Pollock, era il gesto artistico del dripping ad affascinare Pistoletto; protagonista di un’avanguardia capace di esprimersi in forme essenziali, eleganti, quasi classiche.

In questa teoria di dipinti appesi a pareti su cui appaiono lacerti di affresco si coglie nettamente l’importanza della lezione arcaicizzante di Piero della Francesca. E in particolare la seduzione di un quadro misterioso e in certo modo eterodosso come la Flagellazione (1455-1460) che Pistoletto diciottenne aveva visto in Palazzo Ducale ad Urbino durante un viaggio con il padre. Ma questi quadri esposti a San Gimignano, fatti di immagini e luce, di paesaggi astratti ed evocativi – per ammissione del loro stesso autore – rimandano anche al cinema di Michelangelo Antonioni, a sua volta grande amante della pittura umanista e insieme primitiva di Piero. Proprio in questo gioco di influenze, rimandi, ricreazioni nacquero poi i celebri quadri specchianti di Pistoletto e questa mostra curata da Galleria Continua ci permette di comprenderne meglio la genesi.

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