Bisogni ed esigenze. Perché come ci racconta Cecilia Strada, oggi presidente di Emergency, «quello che c’è, c’è per tutti. Lo dicevano i miei nonni. Erano operai». «Noi non siamo buoni», aggiunge, «siamo giusti». Ed è importante in questo momento essere giusti, ed esserlo così. Perché in Italia governa chi usa espressioni del tipo “Marchionne batte Landini tre a zero” senza rendersi conto della violenza che c’è in quel modo di pensare. Quanta vita si cancella, quanto lavoro, quanta storia. In un battibaleno, anzi in un battito di arroganza.

«Quando ero piccolo avevo un libro dove al centro c’era l’immagine di un gruppo di bambini che si tenevano per mano e di un lupo che, impaurito, se ne andava mesto». Me lo raccontava il mio editore qualche sera fa. Gli avevo chiesto se mi suggeriva un’immagine che testimoniasse di una “gentilezza collettiva”, di una coalizione gentile. E lui mi ha risposto così, e poi mi ha mandato l’immagine del libro.

Il senso della fiaba era che gli anziani tenevano i bimbi chiusi in casa perché fuori c’era il lupo, e in effetti fuori c’era il lupo. Ed era anche affamato. Il lupo però riusciva a spaventare un bambino, quando era solo. Al massimo due bambini. Ma se tutti insieme si prendevano per mano, il lupo si bloccava. Il racconto finiva così: «Tenersi per mano. Ecco la soluzione! Il lupo non venne ucciso e i bambini e i nonni poterono divertirsi e riposarsi nella prateria».

Non lasciare nessuno da solo. È la prima ragione che spinge la Coalizione sociale (il 6 e il 7 giugno il debutto a Roma) a intraprendere un percorso diverso, che rifiuta la logica dell’uomo solo, padrone di tutte le soluzioni e di ogni esclusione. Un’alternativa concreta ma gentile, collettiva, che guarda a quella “maggioranza che non si sente più rappresentata”.

Donne, bambini, uomini, movimenti, associazioni, sindacati. Uniti. Alla ricerca di un altro modo. Un po’ come accade a Torino dove per la prima volta molti, da Emergency a Slow food, da Landini alla Camusso, si uniscono e occupano una vecchia caserma per farne luogo di vita. Alloggi per chi è in difficoltà, una mensa, aule studio, aree giochi. Si ribalta la crisi così, dal basso e insieme.

Bisogni ed esigenze. Perché come ci racconta Cecilia Strada, oggi presidente di Emergency, «quello che c’è, c’è per tutti. Lo dicevano i miei nonni. Erano operai». «Noi non siamo buoni», aggiunge, «siamo giusti». Ed è importante in questo momento essere giusti, ed esserlo così. Perché in Italia governa chi usa espressioni del tipo “Marchionne batte Landini tre a zero” senza rendersi conto della violenza che c’è in quel modo di pensare. Quanta vita si cancella, quanto lavoro, quanta storia. In un battibaleno, anzi in un battito di arroganza.

Come scrive questa settimana un’amica insegnante, Elisabetta Amalfitano, in una lettera magnifica: «Dal messaggio che Matteo Renzi ha inviato a tutti noi docenti, emerge una freddezza e una presunzione che nascondono soltanto il disprezzo per coloro che quella scuola la vivono davvero». Freddezza e presunzione. Che nasconde disprezzo. Come siamo arrivati fin qui? Quando si è rinunciato a fare della sensibilità umana un punto di inesauribile forza deformandola nel suo contrario, in debolezza da schiacciare?

«Penso che sia tipico dei regimi autoritari e dittatoriali la diffusione di modelli di durezza e di virilismo muscolare, mentre il contrario dovrebbe accadere nei sistemi sociali di tipo democratico… ma non c’è dubbio che il valore della gentilezza e della dolcezza nella cultura e nella società si è sempre legato alla valorizzazione della componente femminile», così mi ha risposto uno dei professori più cari che ho. Ricordandomi infinite ricerche di anni e due volti di donna che avevo appena visto sui giornali e che raccontavano della vittoria di Podemos in Spagna.

Quello di Manuela Carmena, magistrata, e quello di Ada Colau, caparbia attivista “dei diritti umani e della democrazia” (come si definisce lei stessa) che qualche giorno fa dichiarava a El Mundo senza paura e senza calcolo politico: «Vorrei superare le frontiere perché danneggiano la gente. Se non ci sono i confini per i capitali, perché devono esserci per i disgraziati che annegano nel Mediterraneo? Non sono né catalana né spagnola, solo un essere umano».

Ada sarà il prossimo sindaco di Barcellona ed è convinta che «la politica sia l’aspetto più nobile che può caratterizzare un essere umano, insieme alla cultura e all’arte». Si dice che trasformerà la sua città in un laboratorio urbano per la sinistra 2.0, quella dove l’Utopia diventa realtà. «Ve l’avevo detto che si poteva. Davide ha sconfitto Golia». “… Così i bambini e i nonni poterono divertirsi e riposarsi nella prateria”.

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