La Raggi pubblica la sua dichiarazione, mostrando di aver dichiarato una somma percepita e por fine alle speculazioni. Il Pd l'accusa di aver violato il silenzio elettorale e di aver mentito. Tutto su uno scoop del Fatto

Il Pd di Renzi insegue il Fatto Quotidiano nell’ultimo, disperato, tentativo di spostare voti a favore di Giachetti, candidato sindaco nella Capitale. Ricostruiamo i fatti.

Oggi, per la penna di Marco Lillo, il Fatto Quotidiano scrive che Virginia Raggi aveva regolarmente comunicato, nelle sue dichiarazioni del 2015, di aver percepito oltre all’indennità di consigliera comunale, un compenso di 1.878,68 euro dalla ASL Roma F per un incarico -un recupero credito- svolto in qualità di avvocato l’anno precedente. Tuttavia sostiene Marco Lillo che gli incarichi ricevuti da quella ASL erano stati due, uno del 2012 e uno del 2014. E osserva che la consigliera, sia nel 2013 che nel 2014, aveva barrato una casella con cui affermava “di non avere percepito compensi ovvero altri incarichi con oneri a carico della finanza pubblica”. Ora, se è vero che non aveva a quell’epoca percepito nulla, le si può tuttavia obiettare di aver taciuto “altri incarichi a carico della finanza pubblica”. Se n’era dimenticata la Raggi, non aveva fatto attenzione, per poi correggersi quando le era pervenuto l’assegno?

Giachetti è subito montato in cattedra. “La Raggi ha mentito”. Il suo assessore i(n pectore) alla trasparenza, Sabella, ha chiesto che la Procura di Roma aprisse un’indagine. -É stato presentato un esposto e l’indagine ci sarà-. Il renziano Carbone ha conclusi: È ineleggibile”.

Stamani Virginia Raggi ha pubblicato la sua deposizione del 2015, nella quale compare l’importo della cifra percepita e, a penna, l’indicazione che la collaborazione con la ASL Roma F, si era compiuta nel 2014 e l’acconto pagato nel 2015. Quanto al vecchio incarico, quello del 2012, la candidata sostiene: “nel 2012 non ero ancora consigliere e non era previsto alcun albo speciale”. A voler essere pedanti, le si potrebbe chiedere quando è stata pagata per quel lavoro.

Il Pd va molto oltre. Con un tweet del suo presidente Matteo Orfini, accusa la Raggi di aver rotto il silenzio elettorale. Con un altro della vice segretaria Serracchiani, pubblica il brano di un’intervista in cui la Raggi sostiene che “ da consigliera, lavorando 10 ore al giorno, aveva sospeso ogni attività professionale”. Falso, giubila la Serracchiani.

Che dire? Che il ridicolo ci sommerge. Abbiamo un partito di governo, che vuole sbloccare l’Italia da ogni cavillo che si attacca al cavillo. Un Pd più grillino dei grillini. Abbiamo un presidente di detto partito che pretende dalla Raggi che osservi il silenzio elettorale e dunque rinunci a difendersi quando oggi, sabato 18 giugno giorno del silenzio elettorale, la Repubblica così titola in prima pagina: “Voto nelle città ad alta tensione. Raggi mentì”.