Ancora fino alla fine della prossima settimana è possibile visitare la mostra “In prima linea. Donne fotoreporter in luoghi di guerra” a Torino (Corte medievale di Palazzo Madama a Piazza Castello). Settanta immagini di quattordici giovani donne “armate” solo della loro macchina fotografica, in prima linea nei punti caldi del mondo dove ci sono guerre, conflitti e drammi umani e sociali.
A colori e in bianco e nero, scattate con macchine digitali o ancora con la pellicola, quasi a testimoniare senza filtri ciò che accade davanti all’obiettivo, le immagini in mostra, 5 per ogni autrice, sono esse stesse “articoli” scritti con la fotocamera che non hanno bisogno di parole, se non una sintetica didascalia che precisa il dove e il quando, per raccontare “la” storia.
Linda Dorigo, Virginie Nguyen Hoang, Jodi Hilton, Andreja Restek, Annabell Van den Berghe,
Laurence Geai, Capucine Granier-Deferre, Diana Zeyneb Alhindawi, Matilde Gattoni, Shelly
Kittleson, Maysun, Alison Baskerville, Monique Jaques, Camille Lepage, con la loro capacità di catturare non solo un’azione, ma anche un’emozione, testimoniando e denunciando con le immagini le violenze perpetrate sui popoli e le persone più deboli e indifese, si muovono coraggiosamente in atroci e rischiosi campi di battaglia per documentare e denunciare quella “terza guerra mondiale” che è in corso in molte parti del mondo.
«L’attività del fotoreporter è ancora oggi, nell’immaginario di tutti, svolta prevalentemente da uomini. Di fatto non è così. Ci sono, infatti, numerose donne che affrontano lo stesso lavoro con grande forza e coraggio. Professioniste che seguono azioni di guerra ed emergenze in tutto il mondo e che raccontano attraverso i loro scatti le realtà difficili dei diversi continenti». Racconta Andreja Restek, giornalista fotoreporter ideatrice e curatrice della mostra, e prosegue: «Dagli scatti delle 14 reporter coinvolte appare evidente la differenza di approccio, legata alle diverse sensibilità individuali e culturali. Alcune di noi mostrano la drammaticità della guerra con la propria tenerezza, cogliendo attimi di vita quotidiana. Altre sono più “dure” e fanno vedere i lati più feroci dei conflitti, ma tutte desideriamo raccontare, in modo professionale e senza ipocrisia, la
verità e i momenti difficili delle vite spezzate».
Jodi Hilton. Grecia, 2016. Quest’anno, centinaia di migliaia di richiedenti asilo hanno affrontato un viaggio difficile e pericoloso attraverso Turchia e Balcani verso l’Europa occidentale. Per rallentare la migrazione, la classe politica ha deciso chi ammettere e chi no. Tra gli esclusi sono stati i Palestinesi, Yemeniti, Iraniani, Pakistani, Somali, Eritrei, ora ammassati in campi profughi ad Atene.