Occupa poco spazio, rende bene, provoca la fidelizzazione più rapida e tagliandola se ne moltiplica il valore. Tra vecchie e nuove modalità di assunzione, l’eroina non è mai uscita di scena. Anzi, il consumo è in ripresa e continua a fare danni

“Che ce l’hai cento lire?”. C’era una volta il tossico abitatore di panchine e locali malfamati, alla ricerca di autoradio e catenine. O spicci. Tutto per uno schizzo, la “roba”, sempre di più, sempre più spesso. C’era una volta il tossico. E c’è ancora, ma ora è invisibile, bisogna stanarlo perché è cambiato il modo di consumare l’oppiaceo più efficace. L’eroina è la merce perfetta: occupa poco spazio, rende bene, provoca la fidelizzazione più rapida e tagliandola se ne moltiplica il valore. Oggi, più che spararsela in vena, viene inalata. La pallina di brown sugar avvolta nella stagnola è più “smart” della “pera”. E più insidiosa. Così raccontano le voci ascoltate da Left in queste pagine. È l’eroina 2.0. A “farsi” sono giovani, italiani, insospettabili, che lavorano o studiano, “com-
patibili”, che non hanno bisogno di commettere reati.

Per la ministra Lorenzin l’eroina è sparita dalle strade. Ma dal 2009, stando ai dati ufficiali, il contatto con la sostanza risulta in leggera ripresa dopo anni di calo. E la ricerca Espad (European school survey project on alcohol and other drugs) del Cnr la classifica come la più popolare tra i quindicenni, dopo la cannabis. Se un terzo dei liceali s’è fatto una canna, l’1% ha assaggiato eroina negli ultimi 12 mesi. Per l’Istat gli eroinomani sono 281mila (una città più popolata di Venezia) contro i 300-400mila del ’93. Lo studio Espad dal 1995 somministra questionari a 400-500 scuole per indagare consumi e comportamenti a rischio. La referente è la dottoressa Sabrina Molinaro. «Già dal 2003 – spiega – si assiste a un lento aumento di chi ne fa uso più di dieci volte al mese, quasi 20mila studenti fra i 15 e i 18 anni. Quello che colpisce è la scomparsa del tabù sull’eroina, uno sdoganamento che corrisponde alla diminuzione della percezione dei rischi correlati e un aumento anche dell’uso iniettivo di questa e altre sostanze. Le scuole che partecipano a Espad ci dicono che quando si interrompono progetti informativi e prevenzione aumentano i consumi problematici. E un 2,5% del campione ammette un uso caotico, ossia dichiara di assumere sostanze di cui non sa né il nome né gli effetti».

L’articolo integrale lo trovate su Left in edicola dal 4 febbraio

 

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