L'editoriale è tratto dal numero di Left in edicola
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[su_divider text=" " style="dotted" divider_color="#d3cfcf"]Ho sempre pensato che la sinistra non deve avere nessun rapporto con il pensiero religioso. Per un motivo molto semplice. Il pensiero religioso, qualunque esso sia, considera che la realtà delle cose, prima tra tutte la realtà materiale, sia una realtà transeunte, passeggera.
Ma non perché la vita degli esseri umani e delle specie viventi abbia un tempo limitato di esistenza nel mondo. No, perché invece, sostengono, ci sia una diversa esistenza, più pura, più alta, che è scissa dal corpo materiale ed era presente prima della nascita e sarà presente dopo la nascita.
È la grande promessa delle religioni monoteistiche: la vita dell’essere umano non sarebbe questa ma un’altra. Questa vita non è importante. È importante l’altra.
E questa altra vita sarebbe più importante perché l’essenza degli esseri umani in realtà sarebbe un qualcosa che è non essere, il dio. L’anima avrebbe natura “divina”, è un’espressione del dio.
Il dio avrebbe un potere infinito e assoluto sulla realtà, in particolare degli esseri umani.
Le chiese, diventano allora il tramite di questo infinito potere. Gestori del potere infinito del dio inesistente.
Perché gli esseri umani credono a qualcosa che non esiste? Perché danno fiducia a persone che raccontano continue balle sulla realtà delle cose?
È un discorso molto complesso e difficile che non sono in grado di affrontare e svolgere. Mi interessa solo sottolineare una cosa: il pensiero religioso è un pensiero negativo nel senso che è un pensiero che, eliminando, facendo sparire, la verità della vita degli esseri umani, li fa ammalare.
Ma di favole nel mondo ce ne sono tantissime. Quale sarebbe il problema? Perché non si dovrebbe tollerare chi pensa che la madonnina di Civitavecchia sanguina dagli occhi o che il signor Gesù Cristo dopo 3 giorni che era in una tomba si è alzato e se ne andato?
Il problema è che dietro queste favole religiose c’è un pensiero falso sulla realtà umana che è quello per cui la verità umana sarebbe non un essere in rapporto con la realtà degli altri esseri umani ma essere in rapporto con una non esistenza, cioè dio.
Questo pensiero falso si può fare strada nella mente degli esseri umani perché ognuno di noi ha espresso alla nascita una pulsione di annullamento verso la luce quando ha colpito per la prima volta la retina dei nostri occhi, come scoperto e teorizzato da Massimo Fagioli in Istinto di morte e conoscenza (L’Asino d’oro edizioni).
Quella pulsione, istantaneamente fusa con la vitalità, realizza l’esistenza psichica, altrettanto reale che la realtà fisica. Che però ha necessità di essere confermata nella sua esistenza e realtà dal rapporto con un altro essere umano.
Se questo non avviene o avviene in maniera parziale, l’essere umano potrà trovarsi a credere come reali ed esistenti cose che in verità non sono reali ed esistenti. Perché la pulsione di annullamento può annullare (come pensiero) e quindi rendere inesistente la realtà. L’alienazione religiosa di Marx sta nella dinamica di annullamento della realtà che porta con sé l’annullamento di se stessi.
La sinistra, se vuole essere portatrice di idee e di politica che punta alla liberazione degli esseri umani, deve necessariamente realizzare che la prima liberazione da compiere è quella del pensiero che si deve, appunto, liberare dall’alienazione religiosa, ossia dal rapporto con il mondo come annullamento.
La scelta di essere religiosi non è una libera scelta.
È una “scelta” che si fa per una spinta interna (la pulsione di annullamento) che è non rapporto con la realtà: si credono e pensano cose che non sono, in realtà, vere.
Per questo la sinistra deve combattere il pensiero religioso. Perché il pensiero religioso rende gli uomini schiavi nel pensiero.
L’editoriale è tratto dal numero di Left in edicola