Privet, eto Navalny. «Ciao, sono Navalny. Forse vi sono mancate le nostre inchieste, ma oggi posso rendervi felice con una notizia». Quasi tutti i messaggi su Navalny live, il canale di notizie personale dell’attivista russo, cominciano così. La guerra contro il potere Aleksey la conduce quando può per le strade e in piazza, ma sempre, ogni giorno su internet. Ora nella sua rete digitale è finito un ryba, un pesce. Questo vuol dire rybka in russo: “piccolo pesce”. Il “rybkagate” è l’ultimo scandalo che scuote l’alba delle future elezioni russe, a Mosca, ma anche quelle ormai trascorse, a Washington. Il “rybkagate” è la storia di uno scandalo, di un oligarca, di una escort sul suo yatch, di un blog che parla dei legami dei due uomini più potenti della terra: Donald Trump e Vladimir Putin.
Nel 2016, ad agosto, in estate, il magnate dell’alluminio, l’oligarca russo Oleg Deripaska sarebbe stato in acque norvegesi con il suo yatch privato insieme al vice premier Sergey Prikhodko, consigliere di Putin. Insieme a loro c’era Anastasia, un’escort, il cui soprannome è Nastja Ribka. Su Instagram la ragazza ha pubblicato foto di quel viaggio estivo. I due uomini sono legati a Paul Manafort, – ex responsabile della campagna presidenziale di Trump, ora chiave di volta nell’indagine Russiagate su cui indaga il Congresso e l’Fbi in America.
La notizia è stata subito ribattuta e diffusa dal blog dell’oppositore Aleksey Navalny. Il sito del blog è stato oscurato dai provider russi di internet su ordine statale, ma l’oppositore e il suo team sono riusciti a creare un sito specchio e rimuovere il blocco al sito originale. Sono i contenuti video e foto a non essere visibili in Russia su ordine della Rkn, Roskomnadzor, l’agenzia statale per il controllo delle comunicazioni, che ha intimato a Youtube e Instagram di rimuovere il materiale dell’inchiesta. Il prezzo da pagare, se i due giganti digitali avessero deciso di non eseguire l’ordine, era la perdita immediata del mercato russo. Interfax, un’agenzia russa, ha poi riportato che la Rkn aveva chiesto anche a Google di cancellare o bloccare l’accesso al video e le foto.
Sesso, bugie e Instagram. Il divieto di diffusione della Rkn arriva dopo una sentenza della corte del tribunale di Ust-Labinsk, Russia del sud, che aveva dato ordine di censura per la tutela della privacy violata dell’oligarca, da parte della modella di 21 anni, Anastasia Vashukevich, detta appunto Rybka, piccolo pesce, dopo che cinque milioni di persone su Youtube avevano già visto il video che denunciava i legami dell’oligarca Deripaska e del vice premier russo.
Non solo sui social network: Deripaska è un nome citato anche nei report d’oltreoceano, nelle investigazioni condotte negli Stati Uniti sulla presunta interferenza russa nelle elezioni americane che hanno portato alla vittoria di Trump. Deripaska, con il suo portavoce, ha fatto sapere che la protezione della sua privacy non ha niente a che fare con la lotta politica, né con la battaglia del Cremlino contro il blogger, né con i legami tra gli uomini che hanno portato alla vittoria di Trump.
Dopo che più volte i giudici hanno emesso sentenze che lo hanno condannato a non poter essere candidato per processi a suo carico, dopo i fermi e gli arresti delle precedenti manifestazioni di piazza, a Navalny è rimasta un’unica altra voce: Twitter. Mancano poco più di trenta giorni, un mese. Questa è la guerra elettorale via social prima delle urne che verranno aperte domenica 18 marzo in tutta la Russia. Lui, Navalny, ha chiesto al popolo di boicottare le elezioni, perché non potrà partecipare. Vedremo quanto conterà la sua voce.