Potenziare il gratuito patrocinio per i meno abbienti. Depenalizzare reati risolvibili con una sanzione. Ripensare parti della riforma Cartabia. Ilaria Cucchi racconta a Left le sue idee per rendere la macchina giuridica italiana finalmente a misura di cittadino, anche di quelli più vulnerabili
«La giustizia deve essere garantita per tutti, nella stessa maniera. Soprattutto per gli ultimi. Ad oggi, i processi non sono a misura di persona poco abbiente. Perché gli avvocati costano, i medici legali costano, i periti costano. E non tutti abbiamo le stesse possibilità». L’incipit della nostra intervista a Ilaria Cucchi è già un manifesto politico. Dopo aver portato a termine la sfida più importante della propria vita lo scorso aprile, vincendo una battaglia legale durata 13 anni - dopo 150 udienze e 15 gradi di giudizio - che ha sancito che la morte di suo fratello Stefano è stata frutto di un omicidio preterintenzionale commesso da membri delle forze dell’ordine, Cucchi ha deciso di candidarsi alle politiche nelle liste dell’Alleanza verdi e sinistra. L’obiettivo? «Dare voce a tutti gli altri Stefano, partire da ciò che è successo a mio fratello e dalla nostra conseguente esperienza, nelle aule di giustizia e fuori, quando ci siamo trovati, e ci troviamo, a scontrarci contro l’ignoranza e la violenza verbale e metterlo a disposizione dell’intera collettività. È la mia ragione di vita».
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