Il nuovo segretario regionale e deputato del Partito democratico analizza le prospettive per il voto del 28 e 29 maggio alle comunali di Pisa, Massa e Siena: «Il Pd è in una fase nuova, ha chiuso la stagione dell’arroganza, dell’autoreferenzialità e dell’autosufficienza e ha bisogno di costruire un'area di centrosinistra»

Toscana con qualche venatura di rosso? È possibile che al ballottaggio del 28 e 29 maggio, il centrosinistra a Pisa, Siena, e Massa riesca a strappare il governo delle città alle destre? Sono giorni frenetici di incontri, con le liste civiche (il caso di Siena) che non danno indicazioni di voto, e con (per ora) il nulla di fatto sugli apparentamenti.
Al ballottaggio deciderà dunque l’astensionismo, l’opportunismo politico con l’occhio a Roma, oppure una decisa reazione alle politiche di destra che hanno dominato sulle città in questi ultimi 5 anni anni?
Dopo il primo turno, in previsione del ballottaggio, abbiamo rivolto alcune domande a Emiliano Fossi, eletto segretario regionale del Pd alle primarie che hanno sancito la vittoria di Elly Schlein. Fossi è deputato ed è stato sindaco di Campi Bisenzio, dove ha appoggiato la battaglia del lavoratori della Gkn contro la delocalizzazione della fabbrica. In un post su facebook subito dopo il turno del 14 e 15 maggio ha scritto: «Una fase in cui il Partito democratico non è più arrogante, si apre alle altre forze di centrosinistra e, soprattutto, al civismo, raggiungendo buoni risultati».

Emiliano Fossi, dal ballottaggio potrebbe uscire una Toscana un po’ più rossa?
Ci sono due dati politici dal primo turno. Il primo, è che il Pd ha rialzato la testa e torna ad essere centrale e credo che questo sia anche il frutto del passaggio congressuale che ha fatto uscire il partito, a livello generale, da una situazione di marginalità politica. L’altro aspetto, è che la marcia, che definivano inarrestabile, della destra in Toscana, con il voto del 14 maggio, mi pare proprio di poter dire che abbia subito una battuta d’arresto. Non c’è l’effetto Meloni perché c’è una destra divisa che si fa la guerra. A questo proposito sono emblematiche le parole della europarlamentare Ceccardi (Lega) che critica in maniera diretta e forte Fratelli d’Italia dicendo che è un partito che pensa solo a contarsi o a contare dentro il governo di coalizione e così manda in frantumi la coalizione di destra. Su tre capoluoghi dove avevano vinto cinque anni fa si va al ballottaggio e in due di questi tre capoluoghi loro non hanno ripresentato il sindaco uscente (a Massa non lo hanno ripresentato uniti). Credo che sia un segnale positivo e che ci siano ampi margini di iniziativa e di azione per il Pd e che ci lascia ben sperare anche per il secondo turno.

Per il ballottaggio quali alleanze? Italia viva e M5s non vogliono stare insieme e poi ci sono i civici che sono un’incognita.
Qui ci sono in gioco due diverse visioni: una Toscana popolana, che ha a cuore la lotta contro le diseguaglianze, che pensa a uno sviluppo che fa rima con la sostenibilità, quindi una Toscana democratica. E dall’altra parte c’è una Toscana che è esclusiva e prova a privilegiare la parte dei cittadini che stanno meglio rispetto a quelli che stanno peggio. Mi pare che la polarizzazione sia nei fatti e quindi l’appello che ho fatto è questo: che le forze che si riconoscono in un’area di centrosinistra e in un’area democratica stiano insieme. Con dentro le forze politiche riferibili al centrosinistra e le liste civiche che rappresentano realtà importanti nei territori e che fanno parte a pieno titolo di questa idea di Toscana. Per me questo è un ragionamento che vale anche per il dopo elezioni perché si apra un cantiere per il centrosinistra che vada dalle forze moderate a quelle più radicali e progressiste fino alle forze civiche, con l’obiettivo di costruire insieme nel merito, a partire dai contenuti, l’idea della Toscana del futuro, senza forzature e definendo insieme le regole d’ingaggio e cercando di capire se c’è un sentiero comune. Io credo che ne valga la pena, perché il Pd ha chiuso la stagione dell’arroganza, dell’autoreferenzialità e dell’autosufficienza quindi è conscio e consapevole che ha bisogno di costruire un campo, un’area di centrosinistra dove c’è il Pd nella posizione centrale ma dove sono necessarie alleanze con le altre forze. Ecco, io credo che le altre forze si rendano conto che se vogliamo costruire un’alternativa alla destra bisogna prendere questo tipo di percorso.

Lei dice che il Pd non è più arrogante. Che significa? È una separazione da una politica di derivazione renziana?
Direi separazione da una storia che concepiva il Pd come un partito che potesse prescindere quasi da un’interlocuzione con altre forze e che fosse autosufficiente, quindi non lo marcherei nel senso esclusivamente renziano. Per un lungo periodo il Pd ha avuto questa idea, anche in buona fede, ma oggi quell’idea non ha più capacità di espansione e di incidere nella realtà politica. Il Pd ha bisogno di allearsi per costruire campi più ampi possibile, a partire dai programmi e dalle proposte. Quindi adesso c’è un elemento di consapevolezza rispetto al passato. Si apre una fase nuova ed è anche la fase che la segretaria nazionale vuole aprire a livello nazionale. C’è bisogno di tempo, di impegno e di pazienza ma credo che ne valga la pena.

Ma già alle origini c’era l’idea veltroniana di partito a vocazione maggioritaria. Adesso si rimette in gioco l’identità stessa del Pd?
Il congresso del Pd è stato un congresso dove per la prima volta si sono confrontati non soltanto dei candidati o delle candidate che volevano diventare leader ma per la prima volta dopo tanto tempo si sono confrontate piattaforme politiche che, pur riconoscendosi in valori comuni e anche in una visione unitaria, però avevano elementi di diversità. Quindi un congresso con mille difetti ma alla fine c’è stata una discussione matura che ha prodotto un esito che dovrà portare a delle sintesi, perché in questo si riconosce il partito complessivamente. Ma comunque è stato chiaro che c’è anche una caratterizzazione identitaria o se vogliamo dire, un profilo che il Pd sta assumendo e che assumerà sempre di più, più marcato su molti temi, a partire dal lavoro, ambiente, come concepiamo le politiche migratorie. Insomma gli elementi su cui il partito di Elly Schlein ha provato a caratterizzarsi in queste prime settimane di esperienza.

Lei come sindaco di Campi Bisenzio aveva sostenuto la lotta dei lavoratori della Gkn contro la delocalizzazione…
Io ho l’idea di un partito che non è più “né carne né pesce”, indefinito, pigliatutto, ma di un partito invece che ha cuore la coesione sociale, che al tempo stesso non si caratterizza come un partito classista ma che ha ben chiaro da che parte stare. Come io in quell’esperienza non ebbi un attimo di esitazione, in quei momenti drammatici, nel decidere da che parte stare, dalla parte dei lavoratori, così è il Pd che vogliamo costruire e ricostruire. Un partito che ha ben chiaro le scelte da fare sul tema del lavoro: combattere i contratti pirata, salari, legge della rappresentanza.

A Siena i civici hanno basato la loro campagna elettorale criticando i partiti, il Pd in particolare, per la passata gestione della città, come si fa a riconquistare terreno, recuperare la fiducia?
Il secondo turno è diverso dal primo, c’è un elemento di differenziazione maggiore, al ballottaggio la partita si polarizza di più e si confrontano due idee sostanzialmente alternative. In questo senso credo che non sfuggirà a nessuno il fatto che l’idea di città che propone il centrosinistra è alternativo e completamente diverso da quella della destra. Ciò significa far tornare Siena una città aperta al resto della Toscana, non una città chiusa come è accaduto in questi ultimi cinque anni, cosa che riguarda di fatto tutte le città governate dalla destra. Poi credo che le forze di centrosinistra che non si sono unite nel primo passaggio possano ritrovare un elemento comune nel secondo turno. E poi penso che si debba parlare molto ai cittadini oltre che alle forze politiche civiche. Penso che i senesi abbiano chiaro tra chi ha cuore il bene della città, chi fa calcoli di parte o chi è piegato davvero a parti di potere.

A Pisa Città in comune con Ciccio Auletta ha ottenuto un buon risultato al primo turno. Potrebbe essere importante, per battere il sindaco uscente di destra, il dialogo con la sinistra radicale?
Questo dialogo sarà portato avanti dai dirigenti locali. Io dico soltanto che il candidato del centrosinistra Paolo Martinelli per il profilo che ha, è una persona naturalmente portata al dialogo e alla condivisione anche di battaglie e comunque di valori che sono anche sostenuti da una parte della sinistra che potremmo definire sinistra più radicale.

Nella foto (da facebook di Emiliano Fossi): manifestazione elettorale a Pisa con Elly Schlein, il candidato sindaco Paolo Martinelli e il segretario regionale Pd Emiliano Fossi

Una laurea in Filosofia (indirizzo psico-pedagogico) a Siena e tanta gavetta nei quotidiani locali tra Toscana ed Emilia Romagna. A Rimini nel 1994 ho fondato insieme ad altri giovani colleghi un quotidiano in coooperativa, il Corriere Romagna che esiste ancora. E poi anni di corsi di scrittura giornalistica nelle scuole per la Provincia di Firenze (fino all'arrivo di Renzi…). A Left, che ho amato fin dall'inizio, ci sono dal 2009. Mi occupo di: scuola, welfare, diritti, ma anche di cultura.