Dopo aver incitato all’assalto a Capitol Hill, dopo i documenti sensibili requisiti e portati nella sua residenza privata, dopo 91 capi d’accusa e processi anche per molestie sessuali The Donald torna in campo come candidato per le presidenziali. “Qualcosa” decisamente non funziona negli Stati Uniti
C'era una volta l’October surprise, spauracchio di tutti i candidati presidenziali che, a un mese dal voto, temevano sempre di veder comparire sui giornali una notizia considerata sconvolgente sul loro conto (di solito risalente agli anni dell’università). L’incredibile misfatto poteva senza problemi affossare una candidatura promettente, o comunque dare dei bei mal di testa alla squadra del candidato in questione che avrebbe dovuto dare il tutto per tutto per scamparla. C’era una volta, appunto. Negli ultimi anni, qualcosa di molto importante è cambiato, qualcosa che potremmo riassumere in un nome: Donald Trump. Vincitore a sorpresa delle primarie del Partito repubblicano del 2016, Trump arrivò alla Casa Bianca con tutti i pronostici degli analisti contro. Un risultato che è stato possibile anche grazie al meccanismo peculiare delle presidenziali statunitensi, per cui non è sempre detto che chi ottiene la maggioranza del voto popolare sia poi lo stesso a essere nominato presidente dal voto dei Grandi elettori, le eminenze grigie che determinano il risultato finale. Quello a cui stiamo assistendo adesso, però, ha superato tutte le previsioni possibili.

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