La mercificazione dei musei e delle opere d’arte, l’allarmante carenza di personale e di risorse e una riorganizzazione interna in arrivo. La gestione del patrimonio culturale da parte di Sangiuliano, al di là della propaganda, è fallimentare

Facili profeti, anzi Cassandre, eravamo stati a febbraio nell’evento organizzato a complemento del numero di Left (2/2023), quando, a commento dell’atto di indirizzo del ministro Sangiuliano che fissava le priorità politiche del triennio 2023-2025, avevamo sintetizzato gli obiettivi del governo quanto a politiche culturali, come ispirati di fatto alla velleitaria esaltazione di primati culturali, funzionale da un lato all’appiattimento definitivo del patrimonio culturale a merce finalizzata alla rendita turistica, e dall’altro ad una quasi ossessiva rivendicazione identitaria, in termini conservatori. Ammettiamolo, però: nonostante le avvisaglie, e benché preparati al peggio, pochi di noi si aspettavano il livello di rozzezza, trash, incompetenza, asservimento, in una parola, cialtroneria che ha accompagnato la puntuale applicazione di quegli indirizzi politici.

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