La detenzione di 20 mesi nelle carceri di al-Sisi, la difesa dei diritti umani dei palestinesi, il libro appena pubblicato “Sogni e illusioni di libertà”: Patrick Zaki si racconta. Dalla resistenza in prigione all’impegno civile che non è mai venuto meno
Patrick Zaki era uno studente come tanti altri, ma la sua vita è stata stravolta quando nel febbraio 2020 è stato arrestato all’aeroporto del Cairo al suo ritorno da Bologna, dove frequentava l’università. La sua detenzione di 20 mesi è stata un periodo di prove inimmaginabili, caratterizzato da interrogatori, isolamento e torture. Tuttavia, è riuscito a trovare la forza nella speranza, nell’affetto di chi ha lottato per lui e nel potere dei libri. Oggi proprio con un libro, Sogni e illusioni di libertà. La mia storia edito da La nave di Teseo, Zaki racconta la sua incredibile storia. Left lo ha raggiunto e intervistato. Patrick Zaki, nel titolo del tuo libro ci sono le parole “sogno” e “illusione”. Due parole evocative, perché le hai scelte? Ho scelto le parole “sogno” e “illusione” perché le considero molto significative. Molto spesso ci troviamo ad avere sogni che si trasformano in incubi. Un esempio tangibile è rappresentato dalla rivoluzione egiziana del 2011, che è iniziata come un sogno e si è poi trasformata in un incubo. Sognavo di vedere la democrazia fiorire, di assistere a una maggiore apertura e a una promozione dei diritti umani, ma tali speranze si sono progressivamente rivelate essere incubi. Sognavo di studiare a Bologna, ma questa aspirazione è diventata un incubo quando mi sono ritrovato in prigione. La mia storia è un racconto di sogni e incubi che hanno permeato la mia vita. Non sono mancate neanche molte illusioni, come quando ho trascorso due anni dietro le sbarre e, ad ogni udienza, nutrivo la speranza di essere rilasciato, ma finivo comunque per rimanere imprigionato. Il mio libro mira a illuminare questi sogni, incubi e illusioni che ho vissuto.

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