Risolvere i conflitti senza spargere sangue: Mandela e Gandhi ci sono riusciti. E prima di loro, nella storia, tanti altri sono gli esempi. In quei periodi la civiltà umana è fiorita. Il problema è anche culturale: universalizziamo la guerra, mai la pace
Se si chiede: chi e quando? E la risposta immediata e unica è: Gandhi. Il mahatma, con la sua incredibile lotta di liberazione senza sangue. Meglio: con poco sangue. Pensate, un intero continente, perché questo è l’India, che si rende indipendente da un impero ormai bolso come quello britannico, senza sparare un colpo, senza dichiarare una guerra, senza armare nessuno. Se chiediamo dove, quando e con quali protagonisti la storia del mondo, antica o recente, abbia avuto periodi o esempi di assenza di guerra o di conflitti risolti senza combattimenti, Gandhi è il solo punto di riferimento, l’unico esempio che riusciamo a fare. A dire il vero c’è un altro grande esempio di “soluzione pacifica del conflitto”. È quella voluta da Nelson Mandela nel Sud Africa del dopo apartheid. Tutto il mondo giurava ci sarebbe stata una strage, ci sarebbe stata la vendetta da parte della popolazione nera. Invece no, il cambiamento fu incruento. Un grande esempio, come l’India di Gandhi. Ma finiscono lì. Perché diciamolo, non è mica facile. Frugare nella storia e trovare periodi in cui è stata la pace a governare le cose del mondo - la pace intesa come sistema di relazioni, di distribuzione di ricchezza e diritti, insomma come sistema politico - è quasi impossibile. Sembra sia la guerra a segnare le tappe del nostro tempo come umanità e con la guerra sono gli eroi, mitici o reali, a diventare l’esempio da imitare, da seguire. Tant’è, la pace non si racconta. La mancanza di guerra è ai margini del nostro orizzonte, quasi fosse cosa poco interessante e scarsamente educativa.

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