Nel carcere a cielo aperto di Gaza, nel campo profughi di Jenin, a Gerusalemme Est dove si moltiplicano le operazioni di pulizia etnica. The Passenger racconta la durissima vita quotidiana dei palestinesi da molti anni costretti a vivere da stranieri nella propria terra
Generazione Gaza s’intitolava un numero di Left in cui cercavamo di capire cosa pensa la gioventù palestinese stretta fra l’occupazione militare israeliana e il giogo di Hamas. Non ci sono sondaggi, ma dalle testimonianze che avevamo raccolto e che abbiamo continuato a raccogliere emerge con chiarezza la dura quotidianità di una nuova generazione (il 30 per cento della popolazione a Gaza ha meno di 15 anni) senza rappresentanza, che ha sempre vissuto in quel carcere a cielo aperto, che non ha conosciuto altra realtà, ma che sa immaginarla, provando a bucare i muri e la sordità internazionale con video, docufilm, registrati con i cellulari e con mezzi di fortuna. In Italia il Nazra Palestine short film festival, rassegna cinematografica itinerante, ha il merito di avergli offerto una finestra e ora molti di quei lavori si possono vedere gratuitamente sul sito del festival (nazrashortfilmfestival.wordpress.com). Per capire come si vive nella Striscia, quali sono gli enormi problemi economici, sanitari umanitari - accentuati dall’assedio israeliano che dalla prima metà di ottobre dopo l’attacco criminale di Hamas ha tagliato viveri, acqua e energia, e ha raso al suolo il 40 per cento delle abitazioni - il consiglio è leggere il numero monografico della rivista-libro The Passenger, edita da Iperborea e dedicato alla Palestina. Un numero bellissimo e toccante, che offre un importante approfondimento con contributi di scrittori e attivisti, che si alternano nel dare voce a chi non ha voce nella città di Gaza, occupata da Israele fin dal 1967 (nel silenzio internazionale e in violazione della risoluzione Onu nr. 242/67) a chi vive in Cisgiordania dove l’Autorità palestinese, ala laica e socialista, erede di Arafat è contestata perché non indice elezioni da molti anni (per il timore che Hamas possa vincere anche in questa regione).

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