L’accordo stipulato tra Giorgia Meloni e il presidente Edi Rama prevede l’apertura in terra albanese di due centri per i migranti soccorsi da navi italiane. È una operazione costosa e mette a rischio i diritti umani. È pura propaganda per le Europee del 2024
In assenza di una politica europea di lungo termine, i singoli Stati si avvicinano alle prossime elezioni europee focalizzando l’attenzione più che sui problemi reali, su questioni che catalizzano il consenso. Il tema “immigrazione” è il principale, soprattutto da parte di governi come quello italiano, anche se coinvolge buona parte dei 27 Paesi Ue. L’Italia sta attuando misure che, con l’obiettivo - irrealizzabile - di moltiplicare i rimpatri delle persone immigrate irregolari, persegue quello di limitare ogni forma di protezione, distruggendo il diritto d’asilo, proseguendo le pratiche di respingimento collettivo, di esternalizzazione delle frontiere, di detenzione anche di chi è in attesa di una risposta alla domanda d’asilo in Italia. Questo in un contesto per cui, da oltre 10 anni, l’Italia per uno straniero non è più un Paese in cui fermarsi ma al limite in cui transitare, cercando di non farsi identificare, rifiutandosi di farsi prendere le impronte per non correre il rischio, magari una volta raggiunta la meta, (Germania o Nord Europa) di essere rispedito nel nostro Paese in nome del regolamento Dublino. Il Memorandum con l’Albania è l’ultimo di questi tentativi di gestire i flussi migratori, atti a dimostrare che si mantengono le promesse elettorali del pugno di ferro.
La presidente del Consiglio Giorgia Meloni e il suo omologo Edi Rama (socialista) il 6 novembre hanno firmato un’intesa secondo cui in primavera - in piena campagna elettorale per le europee - saranno aperti due centri per migranti soccorsi da navi italiane ma i cui esami delle domande di protezione verranno svolti in Albania. Non è ancora chiaro se, come affermato da Rama, nei centri che sorgeranno, uno al porto di Shengjin, il secondo nell’ex base di Gjader, le persone resteranno trattenute per 28 giorni, in quanto provenendo da Paesi “sicuri” saranno sottoposte alla domanda di procedura accelerata che in 4 settimane permetterà di farle entrare in Italia o di essere rimandate a casa o se, come dichiarato poi da Meloni, potrebbero entrarvi anche i “normali” richiedenti asilo da trattenere fino a 18 mesi. Complessivamente questi due centri dovrebbero contenere 3mila persone, al loro interno sarà in vigore una giurisdizione extraterritoriale italiana mentre la vigilanza verrà appaltata alle forze di Tirana. Secondo quanto affermato da Edi Rama in un anno sarebbe delocalizzato il trattenimento di 36mila persone (3000x12 mesi).
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