I centri di permanenza per il rimpatrio di persone migranti, su cui punta tanto il governo Meloni, risultano inefficaci. Dal 2017 si rimpatria di meno, a costi più alti e in maniera sempre più coercitiva. Una ricerca condotta da ActionAid e Università di Bari evidenzia, dati alla mano, la disumanità e l’inutilità di queste strutture detentive destinate a chi non ha commesso alcun reato
Nato da una collaborazione tra ActionAid Italia e il Dipartimento di Scienze politiche dell’Università di Bari, il progetto Trattenuti raccoglie dati e informazioni sul funzionamento dei Centri di permanenza per il rimpatrio (Cpr). L’intento è quello di colmare un buco informativo e far luce sul più oscuro strumento delle politiche migratorie italiane, grazie all’analisi della più lunga serie storica di dati sul sistema di detenzione dal 2014 al 2021.
Dal report Trattenuti. Radiografia del sistema detentivo per stranieri: il fallimento del sistema Cpr emerge un sistema inumano e costoso, inefficace e ingovernabile, che negli anni ha ottenuto un solo risultato evidente: divenire lo strumento per rimpatri accelerati dei cittadini tunisini, che nel periodo 2018-2021 rappresentano quasi il 50% delle persone in ingresso in un Cpr e quasi il 70% dei rimpatri, soprattutto a partire da quelli situati nei pressi delle zone di frontiera. Oltre a sollevare diversi interrogativi circa l’effettività dell’accesso al diritto d’asilo, tale specializzazione funzionale dei Cpr appare di dubbia efficacia dato che i tunisini rappresentano il 18% degli arrivi via mare nel 2018-2023.
I centri di detenzione: un sistema fallimentare da ogni punto di vista
Dal 2017 in poi i diversi governi in carica hanno deciso di investire nella detenzione amministrativa fallendo l’obiettivo di istituire un Cpr in ogni regione; ma aumentando la capienza fino ai 1.395 posti del 2022. All’interno, atti di autolesionismo, rivolte e disordini provocati dalle condizioni di estremo disagio e privazione dei diritti basilari delle persone trattenute senza aver commesso reati, hanno portato a continui danni e distruzioni rendendo indisponibili gran parte dei posti. Il sistema funziona, fin dal 2018, al 50% della sua capacità ufficiale.
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