Il potere d’acquisto di lavoratori e pensionati è una delle note più dolenti sul piano sociale nel nostro Paese. Ma ad oggi l’esecutivo non ha mai dato prova di saper affrontare la questione in maniera equa ed efficace
TvBoy, La serenata, Roma
«Quanto sia laudabile in uno principe mantenere la fede e vivere con integrità e non con astuzia, ciascuno lo intende». Così Niccolò Machiavelli apre il XVIII Capitolo, dedicato alla lealtà del monarca, de Il Principe. Spiega, per converso, il resto del primo paragrafo di quel capitolo, che i Principi capaci di non mantener fede alla parola data e di compiere inganni abbiano pure prevalso su coloro che si sono affidati alla sola lealtà.
Il Machiavelli ci parla, naturalmente, delle virtù di governo che egli intende essenziali per il Principe del suo tempo. Epoca di potere assoluto, ben diversa dalla nostra, nella quale ci troviamo, comunque, a dover a difendere con grandi sforzi la democrazia liberale e i suoi valori.
Osservando Giorgia Meloni e il suo governo, in carica ormai da più di un anno, c’è di che chiedersi, tra integrità o astuzia, quale virtù prevalga nella natura di questo Esecutivo. E il fatto è che trovare una risposta è davvero difficile. Perché è difficile rintracciare sia l’una che l’altra. «Pronti a governare» era l’efficace, c’è da ammetterlo, slogan con il quale, dopo lunghi anni di coerente opposizione mantenuta fin dalla nascita, Fratelli d’Italia si è presentato alle elezioni del 2022, nelle quali ha conquistato la maggioranza relativa come partito e ha prevalso in coalizione con Forza Italia e con la Lega. Ma la promessa, alla luce dei fatti, appare alquanto eccessiva.
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