Molto amata dai giovani, Forugh Farrokhzad, con i suoi versi, ha anticipato di decenni la rivolta delle donne nei confronti dell’oppressione della teocrazia iraniana. Nuove pubblicazioni in Italia delle sue opere sono l’occasione per conoscere il suo straordinario universo poetico e umano
Zoya Shokoohi, frame video da Crossing the border, 2021
Due recentissime pubblicazioni, dedicate alla poetessa iraniana Forugh Farrokhzad (Tutto il mio essere è un canto, uscito per i tipi di Lindau, a cura di Faezeh Mardani, e l’edizione completa delle poesie dal titolo Io parlo dai confini della notte pubblicata da Bompiani a cura di Domenico Ingenito) ci offrono una bella occasione per tornare a parlare di una straordinaria figura, ancora non abbastanza conosciuta in Italia.
Forugh Farrokhzad era nata nel 1935, terza di sette figli di cui quattro maschi e tre femmine in uno dei quartieri più antichi di Teheran (Amiriyye) in seno alla famiglia di un colonnello. Malgrado la disciplina militare che vigeva in casa, il padre coltivava anche interessi culturali (nella grande casa circondata da alberi di acacia, che spesso la poetessa ricorderà con nostalgia, non mancava una ampia selezione di libri) e incoraggiava i figli a studiare e leggere.
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