A due anni dall’invasione russa dell’Ucraina e con tanti conflitti in corso, l’industria bellica fa grandi affari. Nel 2023 i titoli azionari del settore Difesa sono aumentati in media del 25%. Ma il settore militare-industriale-finanziario è in crescita da almeno due decenni
L'invasione russa in Ucraina e la nuova esplosione del contesto Mediorientale, in particolare con l’attacco militare su larga scala di Israele a Gaza, hanno in un certo senso rimesso la guerra nel fuoco di attenzione dell’opinione pubblica occidentale. Non che i conflitti armati fossero spariti dalla faccia della Terra e ci fosse prima uno stato di pace: troppe altre guerre “vecchie” (Siria, Libia, contesti come Iraq e Afghanistan) e “nuove” (Nagorno Karabakh, Sudan, le situazioni di tensione in Sud America e nel Sudest asiatico) continuano ancora oggi ad essere ignorate. Nonostante le numerose vittime e i devastanti impatti riverberanti. D’altronde i dati ci dicono come il tasso di sicurezza globale sia in continuo calo (proprio perché i conflitti armati sono in aumento) e che il 2022 sia stato l’anno con maggiori morti a causa di violenza organizzata da almeno 30 anni. E il 2023 ancora peggio… Un aspetto strutturale e cruciale di questo stato di conflitto e insicurezza permanente è quello della dimensione economica e di guadagno “esplosivo” per alcuni centri di potere e capitale. Alcune ricerche condotte da Rete pace disarmo avevano già sottolineato, dopo i primi mesi del conflitto in Ucraina, una robusta crescita in Borsa delle industrie militari in seguito alle decisioni internazionali prese in quel contesto. Un calo momentaneo si era configurato solo come pausa tecnica di “realizzo profitto” sul mercato finanziario, a dimostrazione del fatto che molte delle dinamiche di questo comparto hanno poco a che fare con politica, relazioni internazionali o grandi questioni come democrazia e diritti. Non a caso l’acuirsi delle tensioni su molti scacchieri, spesso opportunamente alimentate, era esplicitamente indicato come opportunità e prospettiva di guadagno dai manager delle principali aziende militari. Che ne parlavano apertamente già ben prima del febbraio 2022. La situazione attuale conferma questa lettura; anzi, una recente analisi del Financial Times sui dati tendenziali di borsa ne fornisce una dimostrazione che va oltre il livello di banali e consueti luoghi comuni.

Questo articolo è riservato agli abbonati

Per continuare la lettura dell'articolo abbonati alla rivista
Se sei già abbonato effettua il login