Vacilla il sistema di protezione dei minori stranieri: meno finanziamenti per l’accoglienza, cancellata la presunzione di minore età, gli over 16 vanno nei Cpr degli adulti. Unico dato positivo: aumentano i tutor volontari
All’indomani della conversione in legge del decreto “Cutro” e del decreto 133/2023, ci siamo trovati di fronte all’ennesima risposta emergenziale ad un fenomeno strutturale. Il problema più allarmante è che le nuove disposizioni di legge minano la garanzia dei diritti umani limitando la libertà e negando l’accesso alla tutela dei migranti. Gli effetti di questo irrigidimento nella politica migratoria si vedranno anche sui minori stranieri arrivati soli: se finora hanno goduto della protezione prevista dalla L. 47/2017 (legge Zampa), oggi il governo vuole cambiare i modi di accertamento dell’età dei minori privi di documenti. Oltre ad aver diminuito il costo giornaliero per l’accoglienza, che rende insufficienti le risorse per garantire i servizi previsti dalla legge, viene meno anche la presunzione della minore età, col rischio che un minore, erroneamente identificato come maggiorenne, possa essere espulso. Inoltre, malgrado diverse condanne della Corte europea dei diritti umani nei confronti dell’Italia per il trattenimento di minori stranieri non accompagnati all’interno degli hotspot, oggi non solo si persevera nella prassi, ma viene anche normata la possibilità che minori sopra i 16 anni possano essere trattenuti nei centri per gli adulti, senza adeguate protezioni e in situazioni di promiscuità. Mossa che vorrebbe essere giustificata dall’aumento dei flussi migratori, eppure i numeri parlano chiaro: negli ultimi due anni i minori stranieri arrivati soli sono aumentati di poche migliaia, soltanto si aggiungono al numero di quelli ancora presenti nelle comunità di accoglienza. Il collasso del sistema di accoglienza è la conseguenza di una struttura che risulta inadeguata ai bisogni; la maggior parte dei minori arrivati soli, infatti, ha già compiuto 17 anni, e un percorso di inclusione sociale richiede tempo e una particolare attenzione durante la fase di transizione alla maggiore età. Anche la Commissione europea, nel Piano di integrazione ed inclusione del 2020, sottolinea l’importanza di questo passaggio per i minori che si trovano senza un sostegno familiare e sociale, alla luce del loro percorso di integrazione. Quando il minore migrante perde la sua connotazione di minore per diventare soltanto uno straniero, viene minato il principio cardine del miglior interesse che deve guidare il percorso di autonomia in una cornice di tutela e salvaguardia dei diritti dei minorenni.

Questo articolo è riservato agli abbonati

Per continuare la lettura dell'articolo abbonati alla rivista
Se sei già abbonato effettua il login