Nonostante le smentite del governo Meloni, l’Italia è ancora protagonista del commercio di armi verso il Medio Oriente che da sempre è uno dei luoghi più instabili del mondo e dove oggi si fa strage di donne e bambini
L'uccisione di migliaia di civili da parte dell’esercito di Israele, perpetrata durante la guerra contro Hamas, avviene anche con armi italiane? Da anni Tel Aviv è un grande cliente delle imprese italiane di armamento. A cominciare da Leonardo S.p.a., fiore all’occhiello dell’industria bellica nazionale, che fornisce all’Idf (Israel defence forces) parti e sistemi d’armi. Come è noto, Leonardo è controllata per oltre il 30% dal ministero dell’Economia e delle finanze (quindi direttamente dall’esecutivo) e intesse stretti rapporti con Israele e vari think tank del Paese anche attraverso altri canali. A giugno 2023, ad esempio, presso la sede della Fondazione Leonardo Med-Or si è svolto un workshop di studio sulla situazione in Medio Oriente realizzato insieme all’Institute for National security studies di Tel Aviv, al quale hanno partecipato anche membri di spicco del ministero degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, il dicastero guidato da Tajani. E, sempre lo scorso anno, Leonardo ha firmato due accordi con la Israeli innovation authority e l’Università di Tel Aviv per la cooperazione nell’ambito della creazione di start-up. Ma, come si legge sul sito ufficiale della S.p.a., l’obiettivo principale rimane la creazione di una «partnership strutturale per i processi di business». Un affare, per Leonardo, è stato certamente la vendita degli aerei addestratori Aermacchi M-346, utilizzati dall’Idf non in combattimento ma per esercitare i piloti che andranno in guerra. Sono invece già sul campo i cannoni navali Oto 76/62 Super Rapido, che Israele monta sulle sue corvette classe Sa’ar 6 (e anche su altri modelli). Questi vascelli, come ha scritto il Jerusalem Post il 17 ottobre scorso nell’articolo “Cutting-edge Israeli warship used for first time in Gaza attack”, sono stati utilizzati per coprire con il fuoco l’avanzata delle truppe israeliane a Gaza nei giorni successivi all’attacco di Hamas del 7 ottobre.

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