Il Meridiano Mondadori curato dallo scrittore Gabriele Frasca permette uno straordinario viaggio nella marea di scritti dell’autore irlandese che vanno dai racconti ai romanzi in inglese e in francese, alle opere teatrali ai radiodrammi e fino alle poesie
Brendan Behan, uno dei tanti grandi scrittori irlandesi che finirono, per gran parte della vita, esuli volontari, racconta un aneddoto buffo che riguarda Samuel Beckett. Condannato in patria in quanto comunista, alcolista, e pure membro dell’Ira, Behan in un’occasione andò, con tanta birra in corpo, al Pike Theatre di Dublino a vedere Aspettando Godot. A un certo punto della pièce, da spettatore si fece improvvisamente attore, suscitando lo scalpore del teatro intero. Ecco la scena. Siamo nel passaggio in cui Estragone propone a Vladimiro di impiccarsi. I due si trovano di fronte al dilemma dei dilemmi: la mancanza della corda. Estragone suggerisce di usare la propria cintura, ma l’amico gli fa notare che è troppo corta, e allora gli dice: «Mi tirerai tu per le gambe». Ma Vladimiro giustamente gli domanda: «E me chi mi tirerà?» Proprio in quel momento, big Brendan - ex imbianchino partito arruolatosi nell’Ira e partito a sedici anni in missione solitaria per piantare bombe nei porti inglesi - prende la parola dalla galleria e strilla: «Io, ti tiro io!». Potrà sembrare un affronto alla grande opera, ma non lo è per nulla. Anzi, fosse stato presente Beckett, avrebbe probabilmente apprezzato questa identificazione dell’audience col suo testo: un coinvolgimento che non ha nulla di sprezzante e banale. E infatti, Behan adorava Beckett, sebbene non risulti che tale sentimento di stima fosse, diciamo, “ricambiato”. Si erano incontrati a Parigi negli anni Cinquanta, ma allora Behan sbarcava il lunario scrivendo prosa pornografica, procurando prostitute a ex soldati americani, e spiegando Joyce e Wilde ai turisti in cambio di qualche bicchiere di Pernod. Le poche volte che avvicinò Beckett non fu accolto, pare, da calorosi abbracci. Behan, allora astro nascente del teatro, tra una scarcerazione e l’altra ebbe spesso parole di elogio per il connazionale. Come quando, in uno dei suoi ultimi libri registrati (il diabete e l’alcolismo lo costrinsero a smettere di scrivere materialmente attorno all’età di trentotto anni), disse di non capire assolutamente nulla dell’arte di Beckett, ma di amarla nel profondo: come non si capisce l’oceano, spiegò, eppure si ama nuotare tra le sue onde mondanti.

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