È il fenomeno artistico del momento: l’incontro di parole, musica e immagini e una grande partecipazione di pubblico. Anche perché è un mezzo per comunicare temi sociali. Come raccontano alcuni protagonisti, tra cui Giuliano Logos, primo italiano campione del mondo di Slam poetry
Martina Lauretta foto di Gabriele Ratano
«Se vi dicono che la vostra generazione è morta, date loro fuoco. Se vi dicono che la vostra generazione ha sprecato le chance che le erano state regalate, date loro fuoco… e che non puoi spiegare vele se ti hanno rubato il vento». Questi sono alcuni versi tratti da un monologo di Giuliano Logos, un giovane artista performativo o, in inglese, di Slam poetry, che racconta e descrive attraverso la poesia le frustrazioni di tanti ragazzi nati nel secondo millennio. Giuliano è stato il primo italiano ad aggiudicarsi il titolo di campione del mondo in questa disciplina, conquistato alla XV edizione della Coupe du monde de Slam Poésie di Parigi nel 2021. La poesia performativa non è un movimento appena nato, ha radici negli Stati Uniti e ha origine nei movimenti artistici e culturali degli anni 80 e 90. La sua storia è una combinazione di tradizioni poetiche antiche, che arrivano dall’epoca classica degli aedi, e influenze moderne che si contaminano con le esibizioni rap, con un’enfasi particolare sulla partecipazione del pubblico e sull’espressione individuale. Le origini di questo movimento poetico risalgono alle open mic nights (serate a microfono aperto), durante le quali artisti di varie discipline potevano esibirsi liberamente in locali e club. Negli anni 80, Marc Smith, un poeta operaio di Chicago, iniziò a organizzare eventi chiamati Poetry Slams presso il Green Mill Tavern, prendendo ispirazione dalle competizioni di poesia orale dei movimenti beatnik e jazz. Per il campione mondiale l’approdo al mondo dello slam è stata un’esigenza artistica: «Mi sono avvicinato alla poesia performativa venendo dal mondo del rap - dice Giuliano Logos -. A un certo punto ho avuto la percezione che alcuni dei contesti hip hop dove portavo le mie produzioni non fossero particolarmente predisposti all’ascolto di determinate tematiche. Così, dopo una ricerca, trovai il mondo dello Slam e fondai un collettivo di poeti di nome Wow incendi spontanei».

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