Nel laboratorio delle Demoiselles d’Avignon alla scoperta della loro ispirazione africana e spagnola arcaica con un percorso di opere - molte delle quali pressoché inedite -esposte al Mudec di Milano
«Al pittore Picasso che arriva a Parigi manca qualcosa; qualcosa che gli permetta di volare con le proprie ali e di esplorare quelle strade che lo porteranno a porsi alla guida dell’arte parigina e, per estensione, europea», scrivono Malén Gual e Ricardo Ostalé Romano, curatori della mostra Picasso la metamorfosi della figura al Mudec di Milano fino al 30 giugno. «In questo processo, la sua mente di artista è come una spugna che assorbe tutto, lo filtra, lo restituisce al mondo con la sua particolare visione e un modo assolutamente unico di intendere le forme». Dal vivo, nelle sale del museo milanese quelle forme danzano in un flusso ininterrotto di schizzi, di disegni, di abbozzi. Sono i sorprendenti disegni preparatori de Les Demoiselles d’Avignon che, squadernati qui senza soluzione di continuità, mostrano come in una sequenza cinematografica la continua ricerca di Picasso sul movimento, sul corpo femminile fuso alla realtà interiore. Emerge potentissimo il suo tentativo di coglierne la dimensione irrazionale attraverso visioni che disarticolano la figura, cercando il punto di vista molteplice, mai univoco e frontale. I due curatori hanno impaginato questa mostra costruendo un affascinante palinsesto di immagini: accanto ai disegni picassiani dell’Album n.7 maggio-giugno 1907 e a una selezione di quadri, fra i quali la fiammeggiante Femme nue (1907) il cui volto emula una maschera maliana Suruku, compaiono alcune magnetiche sculture di arte africana che Picasso collezionava.
Picasso, testa indiana variopinta (1907-08)
Colpisce in particolare un elegante guardiano di reliquiario proveniente dal Gabon assonante con una cilindrica bambola che Picasso incise nel legno nel 1907 e- almeno per chi scrive - del tutto inedita. Poco più in là una iconica Testa triste dal volto bianco (detta il clown, 1907) attira il nostro sguardo e fa pensare a una scultura che fa parte del patrimonio artistico della popolazione Kota del Gabon, che si trovava nello studio di Picasso e ha tutta l’aria di essere stata l’ispirazione di questo olio su tavola appartenente a un privato. E ancora appare fortissimo il richiamo fra la forma a clessidra della donna nuda di spalle che Picasso tracciò con il carboncino nel 1908 e una splendida figura antropozoomorfa in legno proveniente dalla popolazione Chamba della Nigeria.

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