Un emozionante ritorno a Palermo, nell’oratorio di san Lorenzo sulle tracce della luminosa Natività di Caravaggio che da qui fu trafugata, ispirati dalla nuova edizione del saggio di Michele Cuppone
Il fatto che di fronte alla bellezza di un’opera d’arte o di una architettura si possa rimanere storditi e senza fiato sembra impossibile, ma accade. A me è successo una volta all’oratorio di san Lorenzo di Palermo. Non è uno dei luoghi più noti della città, anzi a molti è ancora oggi sconosciuto. L’oratorio è un luogo consacrato, ma di dimensione più ridotte di una chiesa, in cui si svolgono attività come la catechesi, gli incontri della comunità, lo sviluppo delle opere di assistenza di confraternite e corporazioni. Questo di Palermo è uno scrigno di potente e incredibile bellezza: un sistema parietale omogeneo composto da sculture monocromatiche che paiono marmi romani lo avvolge integralmente. Sono raffigurati - con la fantasia e una creatività tipicamente tardo barocca - le attività e i miracoli di san Lorenzo e di san Francesco suo estimatore. Scopro che Vincenzo Consolo aveva scritto: «Mi parve d’entrare in paradiso. Torno alle pareti, in cielo, sull’altare, eran stucchi finemente modellati, fasce, riquadri, statue, cornici, d’un color bianchissimo di latte, e qua e là incastri d’oro zecchino stralucente, festoni, cartigli, fiori e fogliame, cornucopie, fiamme, conchiglie, croci, raggiere, pennacchi, nappe, cordoncini... e angeli gioiosi, infanti ignudi e tondi, che caracollavan su per nuvole, cortine e cascate, a volute, a torciglioni. Ma più grandi e più evidenti eran statue di donne che venivano innanti sopra mensolette, dame vaghissime, nobili signore, in positure di grazia o imperiose. Ero abbagliato, anche per un raggio di sole che, da una finestra, colpendo la gran ninfa di cristallo, venia ad investirmi sulla faccia». E sino a qui tutto bene, ma questo oratorio è anche un luogo “drammatico” perché per quasi quarant’anni è stato mutilato da uno dei furti di opere d’arte più noti in Italia, la Natività di Caravaggio che magnificamente sedeva sull’altare. Per circa mezzo secolo la mutilazione sanguinò, ma quando vi andai alcuni anni fa, assistetti a una sorta di miracolo, il quadro era di nuovo lì, integro, perfetto, stupefacente. Si era completata infatti una accuratissima ricostruzione digitale realizzata a cura di Factum Arte di Madrid. Conoscere l’oratorio di san Lorenzo rappresentò quindi una doppia emozione: quella per l’ambiente in questa sorta di paradisiaca cava di panna montata descritta prima da Consolo e quella della resurrezione del quadro rubato.

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