Il leader nazionalista alle ultime elezioni ha vinto ma non ha ottenuto la maggioranza assoluta. Un governo più debole per l’India potrebbe favorire Pechino nella sfida per la leadership del Global South. Anche per questo Modi oggi è in Russia per incontrare Putin?
Il primo ministro indiano Modi, appena riconfermato, vola a Mosca per incontrare Putin. Lo stesso leader che flirta con l'Occidente e fa affari con gli Usa sta sempre più proponendo l’India come Paese comprimario della Cina nel Global South.
Cosa sta cambiando nell'ordine mondiale? Lo abbiamo chiesto allo studioso di India e mondo asiatico Francesco Valacchi, chiedendogli di aiutarci ad analizzare il risultato delle recenti elezioni in India, dove hanno votato 642 milioni di cittadini.
I risultati delle elezioni in India, la democrazia più popolosa del mondo, avranno e stanno già avendo grande risonanza internazionale. Modi, che prevedeva un trionfo completo e quasi plebiscitario, ha ottenuto una vittoria molto ridimensionata e potrebbe veder ostacolata la sua spregiudicata politica estera dai partiti dell’opposizione.
Il riconoscimento del risultato è stato generale all’estero, pur tuttavia con toni differenti. La Cina si è congratulata ufficialmente con Nuova Delhi attraverso le parole del premier Li Qiang che ha affermato di sperare che le relazioni fra i due Paesi si sviluppino nella «giusta direzione».
Ha fatto un certo scalpore però il fatto che non sia arrivato un riconoscimento del presidente Xi, com’era avvenuto nel 2019. Questo atteggiamento è una chiara risposta alle dispute confinarie fra i due Paesi acuitesi negli ultimi anni e al più generale confronto sul palcoscenico del Global South dove Modi sta sempre più proponendo l’India come Paese comprimario della Cina. Se la situazione dovesse protrarsi a livello regionale un governo indiano più debole (come quello che si profila) e quindi più influenzabile non potrebbe che far piacere a Pechino. D’altronde uno dei cavalli di battaglia di Narendra Modi è stato proprio la sua candidatura a guida dei Paesi del Global South e del club dei Brics. A settembre 2023, durante il summit G 20 tenutosi a Nuova Delhi questa candidatura è stata sfruttata in maniera spettacolare da Modi per ottenere un rilevante risalto mediatico ma è stata motivo di freddezza nei rapporti con Pechino.
Gli Stati Uniti dal canto loro hanno esteso le congratulazioni al vincitore tramite un messaggio di Biden che fa riferimento alla eccezionale proporzione dei votanti indiani e ricorda l’importanza del rapporto con l’India, una «comprehensive and global strategic partnership» il cui inizio formale è datato alla presidenza Trump. Il leader repubblicano, che condivide un atteggiamento conservatore e nazionalista con Modi, era un naturale alleato del premier e del suo Bharatya Janata party (Bjp), tuttavia rafforzare il legame con l’India, in un momento di frizione con la Cina, è certo un importantissimo obiettivo anche di Biden. Una conferma dell’interesse Usa di tornare a influenzare Nuova Delhi in questo momento di cambiamento è la visita del consigliere per la sicurezza nazionale Jake Sullivan che è volato in India il 17 giugno.
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