on la scusa della sicurezza, il disegno di legge del governo Meloni aumenta le pene, introduce nuovi reati, vieta ogni forma di resistenza passiva. Tutti i conflitti sociali diventano così una questione di ordine pubblico
Il disegno di legge del governo Meloni sulla cosiddetta “sicurezza”, diciamolo chiaramente, è pericolosissimo dal punto di vista garantista e della legalità costituzionale. Completando e peggiorando l’opera delle leggi Minniti e Salvini questo disegno di legge, assolutamente incostituzionale, configura sia uno Stato del controllo che uno “Stato di polizia”. Tutti i conflitti sociali diventano questioni di ordine pubblico. Vengono aumentate a dismisura le pene e disegnati nuovi reati esclusivamente per rendere più difficili le lotte territoriali, ambientali, le critiche alle condizioni carcerarie. È vietata perfino ogni forma di resistenza passiva, ogni campagna di massa che metta in discussione l’arbitrio del potere. La complessità e la confusa eterogeneità del disegno di legge (molte proposte e tutte pericolose e confuse) mi permette di selezionare, per il momento, solo alcuni temi. Parto dal titolo e dall’oggetto. L’accezione della “sicurezza urbana”, qui declinata, contiene una ipertrofia penalista. La Costituzione delinea, invece, un rapporto dialettico tra misure di sicurezza e riqualificazione dei territori e dei vissuti. La Corte costituzionale ha sempre avuto un orientamento univoco. Il punto di riferimento ineludibile, in materia così delicata, sono gli articoli della prima parte della Costituzione. Le politiche sociali sono essenziali per prevenire e depotenziare la criminalità urbana. Va sostenuto il rapporto tra legalità e ricostruzione dello “spazio pubblico”. Perché qui si configura una simbiosi tra tutela della formazione sociale e immaginario della sicurezza. Il giurista Stefano Rodotà, in uno dei suoi ultimi testi, scrisse: «Avverto l’allarme, del tutto rimosso dallo stesso dibattito parlamentare, sulla “società del controllo”; vedo lo stravolgimento del rapporto tra statualità e cittadinanza».

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