«Ci sono province in cui la possibilità di effettuare un controllo da parte degli ispettori del lavoro è inferiore allo zero», dice il coordinatore dell’Osservatorio Placido Rizzotto. E lancia l’allarme sui fondi Pnrr anti ghetto: «Dove sono finiti quei 200 milioni?»
Jean-René Bilongo è ormai uno dei volti più noti e delle voci più ascoltate nel mondo dell’immigrazione. Attualmente è responsabile del Dipartimento politiche migratorie, della Flai Cgil nazionale ed è coordinatore dell’Osservatorio Placido Rizzotto. Quella che segue è la sintesi di una lunga conversazione avuta con lui che parte e termina nelle campagne di Latina, dove a giugno è stato ucciso il lavoratore agricolo Satman Singh. Ma sempre nelle stesse campagne, il 16 agosto un’altra persona è morta sul lavoro, che non ha fatto notizia. Dalvir Singh aveva 54 anni, era un bracciante agricolo con regolare contratto, è morto mentre lavorava, forse a causa di un malore determinato da caldo e fatica, si è accasciato e non è stato possibile rianimarlo. Anche se c’è il contratto, se non si rispettano ritmi e condizioni di lavoro, la vita può essere a rischio. E prima ancora, un altro presunto omicidio, in Puglia. Rajwinder Sidhu Singh aveva 38 anni, il 26 maggio scorso fu portato all’ospedale San Pio di Castellaneta dopo aver accusato un malore mentre lavorava nelle campagne di Laterza, nel tarantino. Quando è giunto al pronto soccorso, per lui non c’era più nulla da fare. L’azienda per cui lavorava è sotto inchiesta per caporalato e perché ci sono discordanze rispetto al ritrovamento del corpo (potrebbe non aver ricevuto soccorsi) e in merito agli orari di lavoro. Questi sono i nomi su cui si è aperto uno squarcio ma non è detto che siano i soli. A proposito di quanto avviene nell’Agro Pontino, il sociologo Marco Omizzolo, parla da anni di “quinta mafia”, un approccio che Bilongo condivide: «È evidente a tutti - dice - che molti imprenditori della zona hanno trascorsi in ambienti mafiosi. Nessuno giustificherebbe le condizioni di vita in cui si fanno lavorare le persone, sottoposte ad una prepotenza e ad una arroganza tipica della criminalità organizzata. Poi questa è terra di riciclaggio».
Bilongo approfondisce: «C’è un luogo chiave che è il Mof (Mercato ortofrutticolo di Fondi) in cui questo è evidente a tutti. Un ruolo chiave lo gioca la camorra che trova varchi dalla legislazione vigente. L’esperienza mi fa partire dal fatto che ci sono territori off limits, anche rispetto alle leggi. Anche dove l’agricoltura è ricca, impera un modello che schiaccia le persone. Erroneamente si pensa che il problema sia nei decreti flussi». L’analisi che fa Jean-Renè Bilongo parte dal presupposto che i flussi sono meccanismi di migrazione circolare ormai adottati in tutta Europa e in molti altri Stati ad economia avanzata. «Ma il meccanismo in Italia non funziona. Su 10 istanze per lavoro stagionale solo 2 si traducono in contratti effettivi. Gli altri si ritrovano immediatamente immessi nel circuito del caporalato. I flussi, se non rispettati, non determinano sanzioni per il datore di lavoro. Il governo nella fattispecie, per agevolare urbi et orbi, non seleziona come interlocutori le organizzazioni datoriali più rappresentative. Le richieste di assunzione per flussi sono aumentate, ma chi mi assicura che l’impresa tal dei tali, non faccia 10mila richieste per ottenerne in realtà solo pochi? Non c’è nessun rigore nel vagliare le proposte di lavoro e le condizioni offerte».
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