A poche settimane dalle presidenziali del 4 novembre il risultato elettorale resta incerto, ma non quello politico. Chiunque vinca, gli Usa continueranno ad essere funestati da polarizzazione e contrasti istituzionali. Né si possono escludere violenze
A inizio della scorsa estate la campagna presidenziale negli Stati Uniti si preannunciava oltremodo aspra nei toni - con Donald Trump nuovamente candidato, impossibile che fosse altrimenti - e povera di contenuti. L’elettorato era demotivato e generalmente scontento dei due sfidanti, l’81enne Joe Biden, presidente in carica, e il 78enne Trump. A fine estate, lo scenario era completamente cambiato. In nemmeno tre mesi, ci sono stati un tentato assassinio di un candidato, il ritiro dell’altro e l’ascesa della figlia di un giamaicano e di un’indiana alla nomination presidenziale per i Democratici. La più noiosa delle campagne elettorali è diventata tra le più interessanti; uno sviluppo oltremodo significativo, visto che questa tornata elettorale ha un’importanza storica difficile da esagerare. Ma procediamo con ordine. A fine giugno, i Democratici erano sull’orlo della crisi. La popolarità di Biden languiva da tre anni intorno al 40% e lo stesso elettorato progressista segnalava, sondaggio dopo sondaggio, la preferenza per un altro candidato. Biden però era risoluto a tirare dritto, convinto che anche questa volta avrebbe dimostrato ai suoi detrattori che avevano torto. Dopotutto, nel 2020 non aveva sconfitto Trump conquistando più voti di chiunque altro nella storia Usa (oltre 80 milioni) e andando meglio anche del Partito democratico nel suo complesso? Per rimettersi in carreggiata, Biden aveva bisogno di dissipare i dubbi riguardo alle sue condizioni psicofisiche, apparse in declino. Questa è la ragione per cui ha cercato un dibattito con Trump con ben quattro mesi di anticipo rispetto all’election day (5 novembre). Ma invece di fugare i dubbi, la performance di Biden li ha confermati: il presidente ha faticato a mantenere il filo e a volte è risultato incomprensibile. A Trump è bastato mostrare energia e un minimo di disciplina per uscire vincitore - e distogliere l’attenzione dalle falsità e affermazioni fuorvianti che costellano tutti i suoi interventi.

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