La sicurezza non c’entra, siamo al “diritto penale del nemico”. Gli immigrati e i richiedenti asilo senza permesso di soggiorno vengono persino privati di una carta Sim per il cellulare. Se poi manifestano dissenso nei Cpr o negli hotspot sono puniti con anni di reclusione, come durante il fascismo
Nella sua ottica repressiva, il ddl A.C. 1660/24 non poteva non prevedere delle misure specifiche rivolte agli stranieri; essi rappresentano infatti la categoria perfetta attraverso la quale alimentare quella ossessione della sicurezza che è la base su cui costruire politiche e normative repressive spesso sperimentate sugli stranieri, e successivamente, con i dovuti aggiustamenti, estese al resto della popolazione. Il ddl in oggetto è dunque una chiara espressione di quel “diritto penale del nemico” attraverso il quale vengono costruiti sistemi giuridici differenziati a seconda dei destinatari delle misure repressive che sono radicalmente incompatibili con l’ordinamento democratico.
Una delle normative che il ddl vorrebbe introdurre e che è destinata ad avere l’impatto maggiore sulla vita di un enorme numero di persone è quella prevista dall’articolo 32 in base al quale se il cliente di un servizio di telefonia mobile è cittadino di uno Stato extra Ue il venditore del servizio deve acquisire copia del titolo di soggiorno del cliente. La misura è priva di alcun collegamento con esigenze di controllo e di sicurezza perché la norma vigente già dispone l’obbligo della verifica dell’identità dell’acquirente.
L’articolo 15 della Costituzione garantisce ad ogni individuo (non solo al cittadino) che «la libertà e la segretezza della corrispondenza e di ogni altra forma di comunicazione sono inviolabili. La loro limitazione può avvenire soltanto per atto motivato dell’Autorità giudiziaria con le garanzie stabilite dalla legge». L’assenza di un rilevante interesse pubblico da tutelare che possa essere posto a giustificazione di una compressione così radicale di una libertà fondamentale della persona rende dunque la norma che si vuole introdurre nell’ordinamento di assai dubbia legittimità costituzionale. Colpisce la natura vessatoria della proposta normativa che vorrebbe proibire l’esercizio della libertà di comunicazione a un numero enorme di persone; l’esecutivo in carica non può certo non sapere che la condizione di irregolarità di soggiorno è di fatto la condizione normale nella quale si trovano a vivere, almeno per una parte della loro vita in Italia, un numero enorme di persone.
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