L’elezione di Trump per molti versi inaspettata ha scombinato le carte di una prospettiva politica internazionale che era stata pensata e vista, perlomeno dalla gran parte dei media, come già definita con la sua sconfitta. La domanda che dobbiamo farci ora è quanto effettivamente cambierà la politica americana, in particolare la politica estera e quali conseguenze potrà avere.
Domanda a cui rispondere è molto difficile se non impossibile, sia per l’imprevedibilità del personaggio Trump, sia perché il presidente americano è comunque soggetto ad altri poteri fortissimi come l’apparato militare e quello delle imprese tecnologiche americane. Certamente può essere di aiuto ricordare quelle che sono state le mosse di Trump nel suo precedente mandato: l’avvicinamento alla Russia di Putin e il contrasto con la Cina di Xi sono state certamente sorprendenti all’epoca, che hanno interrotto una storia di decenni di contrapposizione militare tra le due grandi potenze atomiche. Politica completamente rivista e ripristinata come era in precedenza dalla presidenza Biden, in particolare con il sostegno all’Ucraina contro l’invasione russa dal 2022. L’aspettativa che Trump abbia la soluzione del conflitto ucraino è altissima e forse anche per questo il mese di novembre, dopo l’elezione del nuovo presidente, ha visto paradossalmente un’intensificazione del conflitto, come a cercare di raccogliere il più possibile prima della auspicata trattativa di pace.
Ma oltre alla guerra in Ucraina tanto è cambiato dal 2000 al 2024. La pandemia ha accelerato e reso evidenti trasformazioni che forse avrebbero impiegato di più a manifestarsi. In particolare ci sono alcune novità che credo vadano considerate e che dimostrano come la possibilità di leggere correttamente la realtà del mondo a partire da una visione americano-centrica o euro-centrica ormai è completamente superata. Nel corso perlomeno degli ultimi due secoli, il potere politico è sempre stato associato a quello militare. È del tutto evidente che questo potere deriva anche da un dominio della scienza e quindi della tecnologia da parte degli europei e poi, dopo la Seconda guerra mondiale, con la costruzione della bomba atomica, degli Stati Uniti e dell’Urss e poi della Russia.
Tale potere tecnologico è stato ed è ancora potenza militare, ma nel tempo è diventato sempre più soft-power. Si è compreso che è molto più efficace dominare avendo il controllo delle piattaforme tecnologiche che usiamo tutti i giorni piuttosto che imporre con la forza militare il dominio sugli altri. Le tante “piccole” guerre condotte dagli americani, tutte pressocché fallimentari nell’imporre un nuovo ordine, lo stanno a dimostrare.
Questa “invasione” e dominio tecnologico americano nel mondo si è realizzata in particolare nel corso degli ultimi 30 anni tramite la rete Internet, invenzione del Darpa americano, che è diventata pervasiva grazie al Web, che in realtà è un’invenzione europea realizzata al Cern.
L’informatica, da materia riservata a calcoli e archivi, è diventata centrale nello sviluppo delle comunicazioni e oggi questa materia, l’Information Technology, è diventata centrale nello sviluppo di ogni settore economico. La digitalizzazione non è altro che applicare tecnologie e metodi di processo informatizzati a tutti quei settori che ancora non lo sono e che usano procedure e processi manuali o semi-manuali non dematerializzati.
In tutto ciò, gli Usa sono riusciti ad appropriarsi del mezzo e a renderlo pervasivo, di fatto colonizzando e rendendosi indispensabili per le attività di gran parte del mondo. Se per esempio oggi dovessimo pensare che gli Usa decidano di bloccare l’uso di Google in Europa ci sarebbero conseguenze economiche catastrofiche di portata enorme. Per non parlare del potere che deriva dal poter leggere il contenuto delle comunicazioni che avviene nel mondo senza la necessità di costose apparecchiature di intercettazione. Siamo noi che ci affidiamo a reti e servizi in mani non europee. Non a caso questi servizi così fondamentali non sono stati bloccati dalle sanzioni Usa verso la Russia, proprio perché si sa che questo potrebbe essere visto come un’aggressione diretta che potrebbe mettere in crisi in maniera profonda l’economia.
L’Europa ha cercato di limitare questo strapotere con una legislazione che però, di fatto, è insufficiente e in realtà limitante per molte delle attività economiche europee (es. le ultime norme sulla IA). La vera sfida futura per l’Europa sarebbe invece quella di cercare di ritrovare una capacità tecnologica che sia indipendente dagli Usa. In realtà nel mondo c’è già chi è riuscito ad essere indipendente dagli Usa ed è la Cina. Tutto è iniziato con una limitazione dell’accesso all’Internet americana e di conseguenza al contempo alla creazione di servizi analoghi per i cittadini cinesi. Quella che qui è stata vista come censura possiamo anche leggerla come protezione dall’invasione tecnologica Usa in Cina. Oggi sappiamo che in realtà non è stato solo difendersi da una tecnologia straniera. Perché il fatto è che in molti dei servizi cinesi alternativi a quelli occidentali non si tratta solo di copie di ciò che “abbiamo” qui in occidente, ma si tratta anche di altro che qui non esiste. Per fare un solo esempio, la piattaforma WeChat, applicazione di messaggistica che si è evoluta diventando un sistema di pagamento, che si è diffusa cosi tanto che ha di fatto rimpiazzato i sistemi di pagamento con carta di credito occidentali che in Cina non vengono quasi più accettate.
Altro esempio è TikTok, con il quale la Cina ha dimostrato di essere capace di produrre una piattaforma in grado di competere con i giganti occidentali (Facebook, instagram, etc) e addirittura inventando nuove modalità di fruizione dei contenuti social con l’introduzione dei video brevi verticali e lo scorrimento verticale. Instagram, Facebook e Youtube hanno dovuto loro copiare il rivale cinese introducendo i Reel sulle loro piattaforme. E sappiamo quanto l’amministrazione americana, non solo quella di Trump, vorrebbe bloccare la diffusione di TikTok in Usa. Ma il servizio cinese è usato da milioni di cittadini e quindi di fatto non si può eliminare da un giorno all’altro.
Altra notizia recentissima, peraltro completamente ignorata dai media occidentali – anche questo fatto da sottolineare – è che Huawei, malgrado le sanzioni cui è soggetto che le impediscono l’accesso alle tecnologie più avanzate per la produzione dei circuiti integrati, è riuscita a costruire microchip con tecnologia a 7nm, molto meglio della migliore tecnologia occidentale che arriva a 9nm. Cioè Huawei (e la Cina) è riuscita a sviluppare una nuova tecnologia innovativa senza alcun intervento dell’occidente. Tutti questi esempi (e ce ne sono molti altri) per dire che la Cina sta diventando (o forse è già diventata) il motore di innovazione tecnologica del mondo, con tutto ciò che questo comporta e comporterà in termini di politica estera europea e americana.
Il mondo nuovo si sta creando là ed è questo che dovremmo cercare di capire e vedere per capire cosa ci aspetta nel futuro. Ma al di là dei casi specifici secondo me è interessante considerare come gli americani si trovino in oggettiva difficoltà anche perché emerge chiaramente che l’innovazione tecnologica non è una loro esclusiva. Le incertezze per il futuro sono quindi nel possibile conflitto tra Usa e Cina prima di tutto su questo piano di controllo tecnologico. Perché gli Usa si stanno sempre più rendendo conto di non essere più i soli innovatori del mondo e non saranno più gli esclusivi detentori del soft-power che hanno avuto fino ad oggi.
Dobbiamo sperare che la perdita di questo potere non corrisponda ad un tentativo di riaffermare il dominio politico con la forza militare. Io penso che le domande su cosa farà Trump, gli Usa e anche l’Europa vadano declinate in questa prospettiva.