Assoluzioni di imputati di massacri, profanazione di memoriali, rilettura in chiave nazionalista della storia. Mentre la Repubblica serba di Bosnia-Erzegovina il 9 gennaio celebra la sua fondazione, cresce l’ondata di negazionismo rispetto ai crimini compiuti dai serbi durante il conflitto degli anni Novanta. Con il presidente Dodik in prima fila
Sono trascorsi poco più di trent’anni dal conflitto in Bosnia, non molti, e in tutto il Paese è ancora difficile commemorare le vittime del genocidio, o solo parlarne. In tutti i luoghi in cui sono state perpetrate le stragi, i sopravvissuti e i familiari delle vittime lottano per avere dei memoriali, lottano per rendere i campi di concentramento e sterminio luoghi del ricordo; dall’altra parte, i serbi, non solo si oppongono, ma tappezzano le strade di monumenti in onore dei criminali di guerra, e convertono i campi per eliminare ogni testimonianza del genocidio. Quest’anno, nel programma della scuola primaria della Republika Srpska (Repubblica serba di Bosnia-Erzegovina, l’altra entità territoriale è la Federazione di Bosnia ed Erzegovina ndr), sono previste dieci lezioni sulla “guerra difensiva e di liberazione” degli anni Novanta; ai bambini e alle bambine verranno raccontate le imprese dei condottieri eroi Ratko Mladic e Radovan Karadzic, senza alcuna menzione, né del genocidio di cui si sono resi responsabili, né delle condanne all’ergastolo che stanno scontando. Del resto, Milorad Dodik, il presidente della Republika Srpska, è considerato uno dei più grandi negazionisti del genocidio e approfitta di ogni opportunità per provocare i bosniaci, rivendicando verità mai raccontate sul conflitto, a favore dell’imporsi della versione occidentale, volta a diffamare il popolo serbo, bollandolo ingiustamente come genocida. In occasione dell’istituzione di una giornata in ricordo del genocidio di Srebrenica, Dodik non si è limitato all’ennesima minaccia di un referendum per separare la Repubblica serba dalla Bosnia, ma ha reso pubblica una lista di nomi di uomini con i loro indirizzi di residenza; la lista conterrebbe nominativi di persone in vita incisi sul memoriale del massacro di Srebrenica a Potočari: vive in dispregio dei serbi, accusati ingiustamente di aver ammazzato migliaia di civili inermi. Come riportato dall’agenzia Srna, il presidente ha solo confermato sospetti e accuse che i serbi denunciano da anni; Milorad Kojić, un deputato della Camera dei rappresentanti dell’assemblea parlamentare della Bosnia ed Erzegovina, ha parlato di 816 nomi mai registrati nella banca dati dello stato civile prebellico incisi nel memoriale. ( vedi “Perseguire i responsabili delle menzogne su Srebrenica”, srna.rs, 2 luglio 2024). La lista, secondo Dodik e gli altri negazionisti, sarebbe l’ennesima prova dell’invenzione di un massacro che non c’è mai stato, di un falso mito di Srebrenica, un finto genocidio con lo scopo di stigmatizzare i serbi, oscurare i massacri da loro subiti, e mettere in discussione la legittimità della Republika Srpska.

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