C’è un nesso tra Hiroshima e la catastrofe industriale del neocapitalismo che nega i diritti umani e l’ambiente? Robert Jungk, figura di riferimento del movimento antinucleare, ecologista e pacifista, lo aveva preconizzato ne "Lo stato atomico” che oggi viene ripubblicato con la prefazione di Daniela Padoan
L'editore Castelvecchi ha recentemente ripubblicato nella collana Lupicattivi Lo stato atomico, il saggio in forma di inchiesta di Robert Jungk con densa prefazione di Daniela Padoan, direttrice della collana che si pone l’obiettivo ambizioso e necessario di «parlare delle questioni fondamentali che riguardano la nostra permanenza sul pianeta, nell’intreccio di crisi [...] che ci chiede un nuovo sguardo, in cui giustizia sociale e giustizia ambientale siano gli appigli per una radicale conversione ecologica». Il lavoro di Jungk, apparso nel 1977, venne pubblicato in italiano per la prima volta da Einaudi nel 1978 (con una seconda edizione nel 1980) nella traduzione di Nicola Paoli, traduttore e curatore in quel torno di anni - sempre per le edizioni dello Struzzo - di Cultura critica. Riflessioni sul concetto di partecipazione politica ed altri saggi di Habermas e Stelle su misura. L’astrologia nella società contemporanea di Adorno (ripubblicato tra le altre nel 2010). L’edizione Castelvecchi riprende la versione di Paoli. L’autore, nato nel 1913 in Austria, rinchiuso in un campo di concentramento in Svizzera e docente di Tecnologie del futuro a Berlino nel dopoguerra era stato una figura centrale del movimento contro il nucleare militare e civile, da lui considerati intrinsecamente connessi e niente affatto separabili. Allo sviluppo tecnologico e industriale della ricerca atomica aveva dedicato nel 1956 Gli apprendisti stregoni, tradotto e pubblicato in Italia da Einaudi nel 1964, e aveva dato conto del pellegrinaggio laico e compassionevole in Giappone in Hiroshima, il giorno dopo nel 1959, tradotto e pubblicato in Italia sempre da Einaudi nel 1960. Negli anni Settanta diviene attivista per la pace e figura di riferimento del pensiero ecologista e antinuclearista. Fu tra i primi a mettere in guardia dalla «prometeica propensione alla distruzione» che le conoscenze tecnologiche rendevano possibili ed a cogliere, come ci ricorda Daniela Padoan nella prefazione, il nesso tra Hiroshima e la catastrofe industriale del neocapitalismo sviluppista e totalitario.

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