In un’Italia che da tempo ha rinunciato alla politica industriale e mentre il governo Meloni attacca i diritti dei lavoratori sono gli operai a scrivere nuove pagine di storia

Il lavoro è via via sparito dalla trama del racconto del nostro Paese. Non che abbia smesso di essere il perno intorno a cui si organizzano le nostre esistenze. Al di là delle analisi che cianciano di “fine del lavoro”, basta parlare con chi ci è vicino o guardare alle nostre giornate per rendersi conto che il lavoro (o la sua ricerca) è centrale nella vita individuale e collettiva. Ha smesso, però, di essere elemento di soggettivazione politica. Ci definiamo in mille modi e attraverso mille prismi, ma sempre meno tramite il ruolo che svolgiamo nel rapporto sociale di produzione, nel lavoro.

Ai tempi della identity politics l’unica identità che pare scomparire è quella di classe. Quand’anche parliamo di “lavoratori poveri” o, per fare quelli studiati, usiamo l’espressione inglese “working poor”, l’accento cade quasi sempre su quel “poveri” (“poor”), quasi mai sull’essere lavoratori o lavoratrici. Eppure il governo dell’ultradestra non è stato parco di attacchi al soggetto classe lavoratrice. Manca, è vero, una contro-riforma organica, ma quelle erano state portate a casa dal centrosinistra. Si pensi al Jobs Act. Il Governo Meloni attacca diluendo le misure, spezzettandole e nascondendole in vari provvedimenti. Dal ritorno in grande spolvero dei voucher all’attacco al diritto allo sciopero, dai provvedimenti repressivi che nell’indice troviamo alla “S” di “sicurezza” al via libera assoluto per appalti e subappalti.

Di fronte allo scadimento del quadro, la risposta - ammettiamolo - è stata del tutto insufficiente. Non che manchino punti e momenti di conflitto. Ma spesso rimangono nel recinto della vertenza sindacale. E Cgil e Uil, per non parlare della Cisl, ormai anello del consociativismo e di un neo-corporativismo questo sì di reminiscenza fascista, non sono stati all’altezza del livello dello scontro.

È proprio nei tempi difficili, però, che un progetto di trasformazione deve avere la capacità di individuare elementi di controtendenza che, potenzialmente, possono trasformarsi in base per nuovo senso comune e configurazioni organizzative. Nell’Italia governata dall’ultradestra, ad esempio, c’è un’ampia sensibilità a sostegno di un salario minimo: grimaldello

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