Da istituzione garante del patrimonio culturale a luogo di confronto e di elaborazione sui problemi contemporanei. È questa la sfida: non vanno “rinnovati” solo allestimenti o collezioni ma anche i valori alla base della funzione stessa del museo
Salutata in Italia, da gran parte degli addetti al settore, come un successo, la nuova definizione di museo approvata da Icom (International council of museums) il 24 agosto scorso, ha soprattutto ottenuto il risultato di riportare una unità, almeno di facciata, all’interno della più importante organizzazione non governativa che riunisce operatori museali di tutto il mondo, ancora scossa dopo la frattura provocata dalla definizione, presentata, ma non approvata, a Kyoto, nel 2019.
Quest’ultima versione aggiorna quella del 2007, ma al di là delle principali novità lessicali nei richiami all’accessibilità, inclusività e sostenibilità, mantiene di fatto lo stesso impianto di quella in vigore sino a questo momento che, con qualche aggiustamento, deve la sua genesi agli anni Settanta e avrebbe avuto quindi bisogno di ben altra capacità di rinnovamento.
Questo articolo è riservato agli abbonati
Per continuare la lettura dell'articolo abbonati alla rivista
Se sei già abbonato effettua il login